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TAI e senso di inadeguatezza

Perché TAI®?
Mi chiamo Elettra Di Toma e nella mia abbastanza lunga vita mi sono sempre occupata della relazione tra corpo, psiche e anima nell’ambito della relazione d’aiuto.
Il mio primo approccio al tema è stato, giovanissima, attraverso lo yoga che mi ha fatto riconoscere l’importanza del corpo per la crescita emotiva e spirituale. Ho infatti una formazione prima come psicomotricista e poi come Insegnante del Metodo Feldenkrais® che ho integrato con percorsi di PNL, Counseling, Bowtech® Brain Gym® e Meditazione Taoista. Mi sono interessata di Fiori di Bach, Costellazioni Familiari con sortite nelle 5 leggi biologiche di Hamer.
Tutti questi interessi mi hanno accompagnata e guidata sia nella vita personale che in quella professionale perché hanno aggiunto consapevolezza e conoscenza al mio lavoro e a tutta la mia vita.
Conosco Andrea Fredi da quasi vent’anni, da quando ha iniziato a divulgare in Italia EFT (Emotional Freedom Techniques) che ho trovato subito molto efficace per risolvere tante problematiche, piccole e grandi della mia vita e non solo della mia. Ancora oggi ritengo che per me sia un ausilio importantissimo, un compagno di viaggio semplice, valido e alla portata di tutti. Da allora ho continuato a seguire il lavoro di Andrea e il percorso che negli anni, attraversando diversi approcci nell’ambito delle tecniche energetiche, lo ha portato a definire TAI® ovvero Tecniche di Alchimia Interiore.
È stato quindi facile e quasi inevitabile accogliere nella mia cassetta degli attrezzi anche TAI che metteva insieme tanti miei interessi ed esperienze combinandoli insieme in una “sintesi alchemica” di grande efficacia, profondità ed eleganza come ho potuto constatare dai risultati su me stessa e su altre persone.

Ho iniziato il percorso nel 2021 seguendo i corsi online di primo e secondo livello e dopo aver praticato e testato il metodo positivamente in diversi ambiti, mi sono imbarcata nel corso professionalizzante che si è rivelato inaspettatamente di grande supporto nella gestione di esperienze piuttosto faticose che mi sono ritrovata ad affrontare in questo periodo.
TAI è un’arte che permette di trasmutare quelle plumbee rappresentazioni interne, che appesantiscono la nostra esistenza, in oro, in energia disponibile per manifestare la parte migliore di noi stessi e per riprendere in mano il timone della nostra vita.
Capita che durante l’esistenza ci troviamo di fronte ad avvenimenti talmente forti e destabilizzanti che la coscienza sul momento non è in grado di comprendere ed affrontare; queste esperienze rimangono così cristallizzate nelle zone più arcaiche del cervello dove le risposte ai problemi sono automatiche e scarsamente efficaci per rispondere in modo creativo alle nuove sollecitazioni della vita.
Accade così che, incapaci di uscire da queste “capsule spazio temporali” veniamo agiti inconsapevolmente da queste tanto che la nostra biografia viene scritta e riscritta sempre attraverso lo stesso copione.
TAI ci aiuta ad aggiornare il nostro sistema di lettura delle esperienze e ci apre a risposte nuove e creative a vecchi problemi.
L’alambicco all’interno del quale avviene il processo alchemico che dissolve le vecchie strutture e le riorganizza in un nuovo ordine più funzionale, è il corpo, o meglio i tre Dantian, tre centri energetici chiamati anche i tre cervelli situati il primo a livello dell’addome, il secondo a livello del cuore e il terzo nella zona del terzo occhio.
Il percorso trasformativo parte dal basso facendo ascendere le rappresentazioni interne alle quali abbiamo portato l’attenzione dal primo al terzo dantien guidando il processo con delle frasi che via via ne raffinano la struttura.
Oltre che su me stessa ne ho potuto testare l’efficacia anche su altre persone.
Il primo caso di cui parlerò, lo descrivo principalmente perché mi ha fatto riflettere sull’imprescindibilità dell’accurata indagine iniziale attraverso le meta-domande per individuare con precisione l’attivatore della problematica e le modalità di reazione ad essa. Inoltre è fondamentale come criterio di paragone tra il prima e il dopo la pratica.

La giovane donna che incontro online e che chiamerò Anna mi porta un vissuto di inadeguatezza rispetto a molti compiti che deve affrontare. Si sente incapace e soprattutto sempre giudicata e denigrata dall’autorità.

Anna non conosce TAI e mi riporta che quella che vuole affrontare è una problematica che risale all’epoca in cui era ragazzina.
Fin dall’inizio ha difficoltà a rispondere con chiarezza alle domande e a focalizzarsi su un aspetto specifico del problema. In riferimento al suo problema parla di tanti aspetti, ricordi, considerazioni o sensazioni in diverse parti del corpo e quando le rinnovo l’invito ad individuare tra tutte queste esperienze quella che maggiormente le crea disagio, qualcosa che vede, sente o ricorda o pensa o crede, si ferma, si ricompone sulla sedia e dice: “ Va bene, adesso mi concentro e ne seleziono una. Ci sono diverse cose che mi premono. Ok, ne ho presa una.”. Non mi è inizialmente chiaro se lavorare su una esperienza o piuttosto una fantasia o una convinzione ma continuando a fare le domande decido di lavorare con l’esperienza perché svela pian piano il ricordo di un vissuto scolastico.
Individua quindi un’immagine. Le chiedo dov’è collocata, questa immagine, nel suo orizzonte percettivo. Mi dice che è vicina e alla sua destra e si sente seguita da questa scena. Quando le chiedo come fa a sapere che è li mi risponde che lo sente che è come un prolungamento e con la mano si tocca l’orecchio destro. Le chiedo ancora che cosa in particolare di questa immagine le attiva il disagio. Mi dice che è un’immagine del passato in cui le sono state dette frasi pesanti e si sente mancare l’aria. Quindi c’è anche il sonoro? Indago ancora e le chiedo se le crea più disagio l’immagine che vede o le parole che sente. Finalmente dice: il sonoro. A livello non verbale mi era sembrato di percepire che l’attivatore del disagio fossero le parole che sentiva come prolungamento dell’orecchio. Ma sono contenta che lo abbia detto lei. Anche se continuava a parlare di immagine. La conferma mi arriva quando le chiedo quali sono le sue reazioni, mi dice che si sente bloccata e non riesce a rispondere a ciò che le viene detto. L’emozione che sente è rabbia e anche tanta tristezza. Le chiedo quale sia il pensiero collegato e mi dice: “ Sento che mi dicono che sono una sfigata e che non valgo un c,,,o”. E il pensiero è che una parte di me gli da ragione.
Le propongo la procedura di TAI esterna sulle parole che sente.
Le chiedo di portare le mani sul basso addome e le spiego come, attraverso il respiro, connettersi al primo Dantien. Ha il mento leggermente sollevato e la mascella serrata. Le suggerisco la prima frase:
Riprendo il mio potere e libero l’energia trattenuta in quelle frasi e tutto ciò che rappresentano per me.
La ripete con un filo di voce e quasi a labbra strette. Attendo almeno un minuto prima di notare una reazione, un respiro, un movimento. Ad un certo punto allenta la tensione al collo e alle spalle e mi dice che si sente una forte presenza di muco in gola, una tosse che impedisce al respiro di passare. Deglutisce.
La invito allora a portare le mani sul secondo Dantian e a connettersi con la zona del cuore. Le offro la seconda frase.
Lascio andare ogni identificazione e ogni attaccamento a quelle frasi e a tutto ciò che rappresentano per me.
E le chiedo di ascoltare cosa accade.
Questa volta il corpo risponde con dei movimenti di riallineamento della colonna e uno sbadiglio che Anna blocca. Le chiedo di non frenare il corpo, di accogliere ciò che arriva. Mi dice che si sente cadere. Che sente una fitta al fegato. E poi, finalmente un respiro pieno. E lacrimazione soprattutto all’occhio destro.
Mi chiede tempo prima di passare alla terza frase. Sente che il corpo ha ancora bisogno di lasciare andare.
Dopo essersi asciugata gli occhi mi dice che è pronta per il prossimo step.
Le chiedo allora di portare due dita al centro tra le sopracciglia e, se può, di portare anche gli occhi in quella direzione ma senza sforzo.
La invito a pronunciare con me:
Creo un nuovo ordine e coerenza in me in relazione a quelle frasi e a tutto ciò che rappresentano per me.
La voce è sempre più alta e chiara rispetto all’inizio.
Tanti sbadigli e respiri profondi. Sente tanto più spazio intorno alla testa.
Quando riapre gli occhi le chiedo come sta e mi risponde bene. Il viso si è ammorbidito.
La riporto alle frasi iniziali e le chiedo dove sono, mi dice che le sente più lontane e sfumate. Fatica a ritrovare l’emozione come se le parole non la toccassero più. “Il pensiero c’è ancora un po’ ma è come se mi sentissi più forte io”, mi dice, “come se adesso so difendermi, sto più dritta”.
Riflettiamo sul cambiamento. L’esperienza c’è sempre ma non è più un prolungamento ineluttabile, non è più un gancio che la vincola le pesa sulla testa, ora le frasi sono dietro alle spalle.
Mi dice che quando era sul secondo Dantien, più lasciava andare e più sentiva la colonna vertebrale fortificarsi e sostenerla meglio.
Decidiamo di fare un altro giro di TAI sulla le frasi che ora sono dietro la testa. L’emozione è la paura che queste frasi tornino ad appiccicarsi. Il pensiero è un magnifico insight. Mi svela che talvolta è comodo pensare che quelle frasi siano vere. Ha il suo vantaggio fare la vittima un po’ depressiva, “è una zona che conosco”, confessa.
Decido di spostare il focus del secondo giro sulla convinzione che quelle frasi in fin dei conti le siano utili.
Mi riprendo il mio potere e dissolvo la struttura di questa convinzione.
Le reazioni di rilascio, questa volta già dopo la prima frase sono una valanga di respiri profondi, sbadigli, lacrime e tosse e una leggera vibrazione del corpo.
E’ evidentissimo il cambio di espressione del viso che si addolcisce e diventa più bello.
Continuano gli importanti segnali di rilascio anche con la seconda frase pronunciata sul secondo Dantien
Lascio andare ogni identificazione e ogni attaccamento a questa convinzione e a tutto ciò che rappresenta per me.
Anna mi dice che la vibrazione del corpo non si è mai fermata e continua.
Passiamo al terzo Dantian
Genero un nuovo ordine e armonia in me in relazione a questa convinzione e a tutto ciò che rappresenta per me.
E anche con la terza frase i segnali di rilascio sono immediati. Lacrime, grandi sbadigli e sospiri.
Anna si meraviglia di tutte queste reazioni fisiche.
Ridiamo perché le dico che può continuare a lacrimare e sbadigliare anche senza tenere più le dita sul centro delle sopracciglia.
Ridiamo ancora di più quando riportandola alle frasi e sulla convinzione della loro utilità, le cerca guardandosi intorno e non le trova.
Sente mi dice, una sorta di vuoto. E continua a cercarle.
La provoco dicendole che ha ragione, come farà ora senza quelle voci che le ricordano continuamente che è una sfigata e che non vale niente?
Scoppia a ridere e la invito a ripetere nei prossimi giorni la frase:
Armonizzo tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso.
Questa prima esperienza con Anna è stata forte ed emozionante per entrambe.

Il feedback che ho ricevuto è stato estremamente positivo.
Anna mi ha rivelato di essere molto curiosa della tecnica e mi ha chiesto altri incontri per scandagliare in profondità il suo vissuto che ci ha portate ad esplorare la relazione con i genitori, il rapporto con il cibo e altro ancora.
Durante le sedute seguenti, Anna ha raccontato che il tema della prima seduta aveva perso quel grande impatto emotivo che lo aveva sempre caratterizzato e che si sentiva più libera e forte nella relazione con gli altri e con se stessa.
Ogni tanto le ho proposto di fare ancora qualche giro di TAI su altre scene subite di bullismo, Anna mi ha riportato il suo assoluto distacco dalle rappresentazioni e addirittura sorrideva provando tenerezza per se stessa.
Quando le ho chiesto un giudizio sul metodo Anna mi ha riferito che TAI l’ha convinta perché è una tecnica estremamente rispettosa dell’altro, semplice, veloce, efficace e contemporaneamente permette di raggiungere grande profondità.

Ho sperimentato TAI anche per un problema fisico, il dolore di lunga data ad un ginocchio di una conoscente, dolore che le impediva di camminare agevolmente almeno da un anno. Paola è una signora di poco più di 50 anni.
Ho utilizzato inizialmente TAI Psicosomatica sulla causa del problema. Cerco con la mano la zona dove il dolore era più forte, inizio a stimolare ritmicamente con un dito la parte e contemporaneamente le faccio la domanda: “Cosa è stato ed è ancora troppo per te?”.
Neanche finisco la domanda e Paola inizia a piangere e quando le chiedo se è emersa una immagine mi dice che ha rivisto la scena di quando ha fatto una brutta caduta e da allora non le è più possibile assumere la maggior parte delle posizioni Yoga che amava fare. Il punto doloroso si sposta diverse volte e rifacendo la procedura emergono altri fotogrammi, esperienze di limitazioni fisiche rispetto a cose che amava fare e che adesso le sono impedite. Riprende a piangere con le lacrime e si stupisce perché da tanto tempo non riusciva a piangere così intensamente come ora. Facciamo un giro completo di TAI esterna sul ricordo della caduta che attenua di poco il dolore e continuano ad affiorare emozioni, ricordi e sensazioni di inabilità. Ma il dolore è appena affievolito. Ognuno dei tanti fotogrammi ha bisogno di essere trattato con cura. Adesso non abbiamo tutto questo tempo e decido allora di proporle un giro di TAI sul sintomo.
Anche Paola non ha mai praticato TAI e dopo averle spiegato come procedere le offro la frase collegata al primo Dantien :
“Riprendo il mio potere e libero l’energia e le informazioni contenute nel mio ginocchio destro.”
Sbadiglia e riporta delle frasi che riguardano il suo vissuto con un fratello e delle immagini di un fiume in piena. Fa dei movimenti con il corpo come per raddrizzare le spalle. Ha il desiderio di buttarsi in questo fiume e contemporaneamente ne ha paura. Dopo un respiro molto ampio dice che c’è un barcaiolo che le dice di salire che la porta lui dall’altra parte. Passiamo al secondo Dantian e le lascio il tempo per connettersi prima di offrirle la seconda frase.
Intanto il viso si è disteso e la postura è più allineata e naturale.
“ Lascio andare ogni identificazione e attaccamento al mio dolore al ginocchio destro e a tutto ciò che rappresenta per me.”
Ancora qualche lacrima ma dopo una serie di respiri profondi sorride.
Passiamo al terzo Dantian
“ Genero nuovo ordine e coerenza nel mio ginocchio destro”
Quando dopo una serie di sbadigli le chiedo come va, mi risponde: “In pace, mi sento in pace”.
TAI sul sintomo ha dato una svolta importante dopo il lavoro sulle immagini fatto in precedenza.
Le offro ancora un’ultima frase:
“Armonizzo tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso”

La invito ad alzarsi e fare qualche passo.
Mi dice: “Beh, cammino molto meglio, la gamba è più libera, prima la sentivo come in un gesso. C’è stato proprio un grande cambiamento.”
Evviva TAI!
Incontro per strada Paola dopo qualche giorno e le chiedo come va e mi dice che continua decisamente a camminare meglio anche se all’interno del ginocchio è rimasto un po’ di dolore ma non invalidante,
Sono molto contenta e nonostante la mia fiducia nella tecnica continuo a stupirmi ogni volta della sua efficacia!

Sono Counselor e vivo a Bolzano dove attualmente lavoro come collaboratrice all’integrazione in una Scuola Materna
Per informazioni
Elettra Di Toma
cell. 3466907511
mail diele.marge@hotmail.it

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