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Separazione sofferta

Una separazione sofferta

 

Viene da me una bella signora quarantenne, che chiameremo Susanna, madre di due bambini e visibilmente turbata dalla recente separazione dal marito. Vista la complessità della questione, inizio chiedendole di raccontarmi qualche aspetto di questa storia, non prima di averle fatto bere dell’acqua ed averle insegnato set.
Inizia il racconto e, arrivata ad un episodio specifico, scoppia in lacrime. Si tratta di quando scopre il tradimento del marito ed ha un confronto diretto con lui. A quel punto le chiedo di soffermarsi sull’episodio e quantificarmi su una scala da uno a dieci il dolore che le provocava. Era dieci. Le suggerisco di assegnare un titolo all’episodio e cominciamo a picchiettare:
“ Anche se … EPISODIO X io mi amo e mi accetto profondamente e completamente” ; completiamo il giro al termine del quale le chiedo di ripensare all’episodio valutandone l’intensità, che era scesa a 6. Continuiamo, soffermandoci sugli aspetti che ancora le davano fastidio, tipo il tono saccente del marito durante il confronto. Le ho chiesto chi è che la trattava in modo saccente e mi ha risposto il padre.
“Anche se durante quel confronto mio marito mi parlava con il tono saccente, proprio come fa spesso mio padre, io mi amo e mi accetto completamente e profondamente…”
Di nuovo concentrazione sull’episodio, intensità scesa notevolmente ma non ancora svanita.
Decido, tuttavia, di lasciare un attimo in stand by il caso del confronto con il marito, perché avverto che quando Susanna pronuncia le parole mi amo e mi accetto completamente e profondamente  lo fa in modo assolutamente distaccato, non sentito.
Le chiedo che effetto le fa dire quella frase e mi risponde: “che tristezza amarsi da soli! È una cosa stupida e deprimente”.
“Anche se amare me stessa è una cosa triste, stupida e deprimente, potrebbe essere un’idea provarci lo stesso…”
“Anche se non ha senso amarsi se gli altri non ti amano, vado bene lo stesso…”
“Mi apro alla possibilità di cominciare a fare dei gesti d’amore verso me stessa…”
Le chiedo ora di soffermarsi sulle sensazioni corporee…che cosa sente e dove. La risposta è un bel mattone sulla pancia. Le offro le tre frasi di Logosintesi.
F1 Recupero tutta la mia energia collegata a questo mattone sulla pancia e la riporto nel giusto luogo dentro me stessa.
F2 Allontano tutta l’energia estranea collegata a questo mattone sulla pancia (già più leggero dopo la prima frase) da ogni mia cellula, dai miei corpi, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo al quale realmente appartiene.
F3 Recupero tutta la mia energia, collegata alle mie reazioni a questo mattone sulla pancia, e la riporto nel giusto luogo dentro me stessa.
Mattone svanito completamente. Lei appare più distesa e rilassata, quindi le chiedo di provare a concentrarsi nuovamente sull’episodio iniziale, che stavolta non le dava più alcuna emozione negativa. Intensità a zero.
A questo punto le chiedo, qual è la cosa che la faceva soffrire maggiormente di tutta la vicenda della separazione e la risposta è stata lo svanire di un PROGETTO DI FAMIGLIA.
Esce fuori il suo bisogno di controllare e programmare ogni singolo aspetto della sua vita e di chi le sta attorno, per cui continuo con frasi tipo:
“Anche se ho sempre bisogno di programmare tutto, altrimenti non mi sento al sicuro, provo a volermi bene lo stesso…”
“Anche se ho sempre bisogno di avere un progetto da seguire, accetto me stessa e come sono.. .”
“ Mi apro alla possibilità di cominciare a seguire il flusso degli eventi, senza necessariamente programmarli”
Alla fine della sessione appariva rilassata, con occhi limpidi e lucenti. Non si era mai resa conto del suo bisogno di “programmare”, e la nuova consapevolezza in merito al fatto che l’allontanamento del marito rappresentava per lei principalmente il fallimento del suo progetto, le ha fatto vedere il tutto sotto un’altra prospettiva.

Daniela Capodilupo
Operatrice EFT III Livello
dcapodilupo@gmail.com

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