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Senso di incapacità

EFT e senso di incapacità/Soluzione di emergenza per integrare altre discipline

 

Entra nel mio studio Michela, che segue con me da qualche tempo un percorso di lezioni individuali del Metodo Feldenkrais per migliorare la propria coordinazione motoria, e sbotta: ‘Oggi sto per piangere, non so come fare per seguire la lezione, ho un gran magone…’ Mi spiega che ha difficoltà con la collega con la quale condivide l’ufficio, una so-tutto-io che come fa le cose lei non le sa fare nessuno, etc…. e soprattutto che si lascia sovrastare da un senso di incapacità e di impotenza rispetto a sé stessa.  A volte, quando è al lavoro, si chiude in bagno a piangere.
Le spiego brevemente EFT e le insegno le istruzioni di base. Cominciamo a lavorare e,  per circa  20 minuti,  emergono molti aspetti legati al senso di incapacità di Michela e in generale di bassa autostima. Inoltre le emozioni  la sovrastano spesso e non le piace il proprio modo di reagire ai comportamenti di questa persona ‘scomoda e antipatica’. Gradualmente ma rapidamente Michela ricorda molti esempi  nella propria vita in cui si è sentita incapace e le tante occasioni in cui le emozioni hanno preso il sopravvento e non le hanno permesso di continuare a lavorare come avrebbe voluto  e nemmeno di dare le risposte da lei considerate adeguate alla persona in questione. Ovviamente emerge subito che il problema non è la persona – che costituisce solo un elemento scatenante – ma che è una modalità sua di relazionarsi con sé stessa  che ha imparato da bambina.
Il padre non era mai soddisfatto di lei e non mancava di farglielo notare. Lei, in quel tempo,  aveva scoperto che rifugiarsi in un ostinato silenzio le avrebbe conferito un’aria interessante ed eccentrica per cui il padre lentamente avrebbe smesso di pretendere da lei alcunché. Di contro il padre aveva continuato a considerarla comunque incapace. Forse in quel momento della sua vita d’infanzia questa fu una soluzione in qualche modo utile per lei ma da adulta aveva scoperto che questa modalità di reagire non le aveva permesso di  apprendere una modalità di dialogo adeguata e soprattutto che questo si manifestava in quei casi in cui una persona le faceva notare continuamente le proprie presunte mancanze e incapacità.
Dopo solo 20 minuti di EFT, tanti giri a ruota libera seguendo il flusso del pensiero, delle parole e delle emozioni che emergevano, Michela era incredibilmente alleggerita rispetto alla tematica del momento. Soddisfatta di questa prima tranche di lavoro su di sé ha chiesto con gioia di fare la lezione Feldenkrais. Le ho suggerito di continuare a lavorare da sola a casa con EFT sulle tematiche che eventualmente sarebbero emerse successivamente e, se lo gradiva, di chiedere un appuntamento per una sessione di EFT.
La settimana successiva si presenta per la sua lezione Feldenkrais e le chiedo come è andata con il lavoro di EFT.  Mi risponde: ‘Che metodo carino! Comunque non l’ho più fatto perché della mia collega non me ne frega più niente… Lei è come è ma io non ho più voglia di prendermela per queste cose. Ho fatto anni di analisi e niente mi ha dato un risultato così rapido. Semplicemente non  avevo più bisogno di farlo. Però voglio studiarlo meglio: quando fai il seminario vengo.’
E così è stato. Michela ha partecipato con grande gioia al seminario qualche mese dopo e ha continuato a prendersi cura di sé attraverso il Metodo Feldenkrais con qualche incursione nel mondo di EFT.
Daniela Agazzi

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