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Schiena rotta e indipendenza

Schiena rotta e indipendenza

Da qualche giorno avevo un indolenzimento  nella zona lombare  ma non mi decidevo a prenderlo in considerazione, fino al momento in cui ho compiuto il  movimento fatale. Risultato: bloccata, quasi.  Non riuscivo a  sedermi,  potevo stare in piedi per breve tempo  e altrimenti sdraiata,  con  forte dolore nella zona lombare che mi costringeva a stare ferma.  Non ho avuto voglia di prendere antinfiammatori perché desideravo entrare nell’esperienza e “sfruttare” l’occasione per trovare una via di guarigione  piuttosto che un rimedio sintomatico.

Il messaggio era chiaro. Avevo tanto bisogno di riposo , dato che venivo da un periodo in cui gli impegni si erano susseguiti senza pause. Impacchi di sale e  calore mi facevano bene, ma non mi sbloccavo. . Ho iniziato ad applicare EFT   sugli aspetti del dolore fisico, adottando la tecnica della forma e colore,  ottenevo sollievo temporaneo  per diverse ore.  Non mi era mai accaduto  in passato di avere la schiena bloccata, quindi non mi affioravano  connessioni particolari.   Ascoltando la schiena sentivo fatica, e questo è stato il soggetto di una prima sessione più approfondita di eft, anche perché  era emerso un  ricordo di un’esperienza faticosa. Anni prima avevo affrontato una separazione e un trasloco praticamente da sola, e lì c’erano molti aspetti:  la fatica fisica di spostare gli oggetti e diversi aspetti emotivi (“anche se mi ero sentita come una formica che porta qualcosa più grande di lei” “anche se ho fatto tutto da sola”  “anche se non mi era nemmeno venuto in mente di farmi aiutare”  “ anche se andavo avanti a testa bassa e non ascoltavo la mia fatica” “anche se non avrei voluto spostarmi, ma non avevo scelta” “anche se si era infranto un sogno”…)    C’era un bel malloppo, che con pazienza e parecchio lavoro si è sciolto.  Per farla breve, dopo qualche giorno di disagio stavo tornando in forma, quasi.  Sentendomi meglio e  non essendo abituata a stare così tanto ferma sono andata a fare la spesa e sono rientrata, soddisfatta,  con due belle borse piene.

L’indomani ero di nuovo bloccata a letto. Ovviamente mi sono sentita stupida e ho naturalmente picchiettato su quello.  Di nuovo riposo obbligato, impacchi di sale e anche un trattamento fisioterapico a domicilio, senza segni di miglioramento, se non temporaneo. . Anzi, la ricaduta era ben peggiore della situazione iniziale.  Ni sembrava di non guarire più (picchiettato via pure quello).  Mi era stato consigliato di prenotare una radiografia, visto l’entità e la persistenza del dolore e a quel punto ero d’accordo. Poi mi sono messa di nuovo ad ascoltare. Qual’era la sensazione nella mia schiena, a parte il dolore feroce su cui avevo già cominciato a picchiettare? Rotta, sapevo che non era così ma mi sembrava fosse rotta. Sono partita da lì “anche se ho la schiena rotta” e mentre picchiettavo ho sentito che entravo in una sorta di nube emozionale dolorosa, come una disperazione. Non sapevo a cosa si riferisse e ho picchiettato seguendo pari pari la sensazione  “anche se sono in questa nube di disperazione e non so’ cos’è ecc.. “ e mi chiedevo a cosa fosse legata. Picchiettavo quasi in attesa  ed ecco l’immagine: avevo 19 anni, traslocavo da casa dei miei genitori, da sola perché mia sorella, che pure si trasferiva anche lei insieme a me,  non se l’era sentita di affrontare l’impatto ed era andata al mare col fidanzato: anche lì tantissimi aspetti, su cui in passato avevo anche già lavorato, ma mai si erano ripresentati con quella vividezza. Era come se fossi  tornata lì. Sentivo persino la sensazione della pressione dei vestiti che avevo tolto dall’armadio e che mi pesavano sul braccio mentre li portavo in macchina. Ho picchiettato tutto al presente, “anche se questi vestiti mi pesano sul braccio”  “Anche se vado e non so cosa mi aspetta”  “Anche se lo avevo tanto desiderato ma è così faticoso” “Anche se mi hanno lasciato da sola”  “Anche se mi sento forte e fragile” “Anche se non vedo l’ora che sia finito” “anche se mi hanno detto che se esco di qui la porta poi sarà chiusa” … 
Una dopo l’altra queste ed altre sensazioni si scioglievano, insieme a tante lacrime.  Una volta ripulito l’evento ho affrontato lo strascico che la mia uscita di casa aveva provocato a casa dei miei genitori: mia madre si era ammalata ed io ero stata ritenuta la responsabile della sua malattia e il rapporto tra i miei genitori era andato in crisi. Per molti anni la nostra famiglia era rimasta fratturata. Ovviamente non mi sarei mai aspettata tutto ciò. Ho picchiettato sulla rabbia per essere stata incolpata della malattia grave di mia madre, sulla rabbia perché i miei genitori non avevano capito niente, sui sensi di colpa di aver rotto  la famiglia  e mano a mano che il vecchissimo dolore riaffiorava  si scioglieva. Ho avvertito che era la forza della vita che mi aveva spinto fuori da casa e che non avevo potuto fare  altro che seguirla e che fortunatamente lo avevo fatto, come avevo potuto (ero stata dura e ribelle), ho picchiettato sull’accettazione per me stessa e verso i miei genitori, che pure avevano fatto quello che avevano potuto e in quel momento ho sentito che era sempre quella stessa meravigliosa forza della vita che stava sostenendo mio figlio ad andare per la sua strada.  Infatti proprio in quelle ore  lui stava firmando un contratto d’affitto per la sua nuova casa. Le mie lacrime intanto scendevano per la commozione e per la gratitudine. Potevo apprezzare questo nuovo inizio per mio figlio, e anche per me stessa, libera dal peso della mia storia passata e sollevata perché sentivo che non avrei proiettato le mie vecchie cose sulla sua/nostra nuova esperienza.

E la schiena?  Mentre, sdraiata a letto, picchiettavo su tutti questi aspetti il dolore si scioglieva progressivamente, come ghiaccio al sole fino a sparire completamente, tanto che mi sono alzata e seduta, manovra impensabile  poco  prima. Ascoltando la schiena , la qualità dei tessuti, ho sentito rigenerazione, tessuti nuovi, che non avevano più traccia delle vecchie informazioni di fatica e dolore.  Nei momenti di maggiore intensità ho applicato spesso il 9 gamma, verificandone  l’efficacia , e ho ripetuto a più riprese le frasi di Logosintesi.  Niente radiografia. La schiena non mi ha più fatto male, e sono cosciente di poter vivere con molta libertà l’esperienza di autonomia di mio figlio, tanto diversa dalla mia. Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro.  Sento questo: con EFT ho trovato un mezzo  che mi permette di affrontare  temi che mi erano rimasti in sospeso, in attesa dello strumento giusto.  Adesso  ce l’ho e fa parte della mia quotidianità. Buona trasformazione a tutti.

Luisa Berselli

www.buonemani.com

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