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Ridicolizzato dai compagni

RIDICOLIZZATO DAI COMPAGNI DI SCUOLA

La mamma di M. mi chiama perché suo figlio di 16 anni sente la necessità di condividere con qualcuno i suoi problemi.
Durante il primo incontro, la mamma mi racconta che vede M. molto solo, che ha qualche problema a scuola e che si dispiace che lui non voglia aprirsi con lei, dato che si considera anche “amica”, tanto amica che vorrebbe essere presente alle sedute del figlio!
Cerco di farle capire che la sua presenza potrebbe compromettere la totale apertura di M. nel racconto delle sue confidenze, e – seppur visibilmente perplessa – accetta di lasciarci soli.
Noto subito che M. dimostra una certa difficoltà ad esprimersi, stenta ad imbastire un discorso e pronuncia le poche parole in modo piuttosto disarticolato. In questo modo, mi diventa piuttosto difficoltoso riuscire a conoscere i suoi sentimenti, le sue preoccupazioni ed emozioni. Se da un lato giustifico tale timidezza col fatto che ancora non ci conosciamo, dall’altro mi sembra più che opportuno agire con un Gamma-9.
Dopo avergli brevemente spiegato il senso di  EFT, gli dico di seguire la mia mano; il primo giro di G.-9 non evidenzia niente di particolare, ma il secondo e il terzo palesano – durante il movimento oculare – degli scatti degli occhi sempre allo stesso quarto di giro. Beve e fa 2 profonde respirazioni. Insisto. Altri 3 giri di G-9 e decido di farlo continuare nella sua esposizione. E’ incredibile notare come la sua fisiologia sia cambiata: viso più rilassato, respirazione più profonda, e soprattutto un visibile miglioramento nella fluidità espositiva.
Nella mezz’ora che ci rimane, mi racconta della vergogna che ha provato perché i suoi compagni di scuola ridevano di lui durante un’interrogazione (lo infastidiscono ancora le loro voci)
“Anche se i miei compagni ridono di me… e sento le loro voci che mi infastidiscono…. ma cos’avranno poi da ridere?… non sono mica un clown!… provo ad amarmi ed accettarmi così come sono…” Il giro  si sviluppa su “queste voci che ridono di me” – “questa vergogna per le loro risate” ecc.. Risultato: le voci sono più lontane e meno fastidiose, ma ancora presenti.

“Anche se le voci dei miei compagni mi danno ancora un po’ di fastidio, intanto mi accetto e mi amo per come sono, e poi mi apro alla possibilità di allontanare queste voci da me, e di recuparare tutta l’energia legata alle risate dei miei compagni per riportarla al posto giusto in me stesso; inoltre allontano tutta l’energia estranea dei miei compagni collegata alle loro voci, e glie la restituisco” Risultato: le voci non le sente più; anzi, forse loro ridevano “perché sono simpatico!!”…

In vista del prossimo incontro, suggerisco a M. di tenere un diario giornaliero, dove annotare a fine giornata ciò di cui “potrebbe sentirsi” contento e ciò che invece gli ha creato emozioni negative. Un modo per prendere coscienza di se stesso, per ascoltarsi, per sviluppare la Gratitudine e per evidenziare altre situazioni su cui poter lavorare.

 

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