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Morso di gatto selvatico

Morso di gatto selvatico

 

Abito in campagna, in fondo a uno stradello che attraversa  gli uliveti.  Durante la nevicata dello scorso anno sono rimasta bloccata, insieme ai miei vicini di casa, per diversi giorni.  Di ritorno da una passeggiata sulla neve sono stata morsa da un grosso gatto semiselvatico; si è avvinghiato al mio braccio destro e ha piantato le sue 4 zanne sul dorso della mia mano e le unghie delle due zampe anteriori nel mio polso. Per fortuna avevo la giacca a vento che mi ha risparmiato le unghie delle zampe posteriori.  Non si staccava più. Avevo  7-8-chili di gatto, denti e unghie avvinghiati al braccio  destro e al dorso della mano. Ho dovuto manualmente sganciare una delle sue zampe anteriori per  riuscire a indurlo a mollare la presa. Ero stravolta per il dolore fortissimo, per la repentinità dell’evento, per l’attacco violento che avevo subito e lasciavo una scia di sangue sulla neve, tipo film horror. La mia vicina, medico, provvidenzialmente presente mi ha medicato, e mi avrebbe portato al pronto soccorso perché soprattutto le lesioni provocate dai denti erano molto profonde, come 4 punteruoli,  ma  eravamo bloccati dalla neve.  Sono ritornata in casa con la mia fasciatura,  con la mano molto gonfia,  due dita che non si muovevano più, ringraziando per il provvidenziale aiuto, ma anche ancora scossa dolorante ecc. così ho cominciato a lavorare su quello che era appena successo SEGUENDO UNA INTUIZIONE  HO MESSO A PUNTO UNA MIA PRATICA che ho applicato con buoni risultati. Il  dolore è stato fortissimo. Quindi, mi sono detta: per prima cosa tratto il dolore, essendo lo stimolo più forte, poi  immagino di  rivedere al rallentatore la sequenza del trauma fisico come se una telecamera avesse potuto riprendere quello che era successo DENTRO al mio corpo, all’interno della mia mano, immaginando le varie lesioni, fermando il” filmato” , osservando  le immagini della dinamica INTERNA del trauma, per trattarle una dopo l’altra, immaginando che cosa è  accaduto alla pelle(es, pelle lacerata,  e trattando quel trauma, che cosa è accaduto ai nervi  (nervi scossi, stiramento ecc)e trattando quel trauma, che cosa è  accaduto alle cellule (disorientate, membrane cellulari rotte ecc), che cosa è  accaduto ai vasi sanguigni, quali sostanze esterne si erano depositate lì  (il gatto magari aveva mangiato qualche schifezza e forse non si era lavato i denti quel giorno… quindi ho lavorato sul rilascio di ogni agente patogeno esterno portato dal gatto, dalla saliva del gatto, ecc.). Immaginavo di poter gestire il filmato fermandolo, ingrandendo per sondare i particolari e lavorando su quello che vedevo e che sentivo.  Poi ho fatto la stessa cosa immaginando il risanamento e “picchiettando” anche quello. Ho lavorato molto anche sulla stimolazione del sistema immunitario, ringraziando i linfociti che pattugliavano il mio sangue e mi tenevano al sicuro. Mi sono sentita molto rassicurata per avere la possibilità di lavorare personalmente per la mia salute, e mi sono resa conto dell’importanza di avere dei mezzi efficaci, oltretutto in situazioni come quella in cui mi stavo trovando, cioè bloccata dalla neve e impossibilitata a raggiungere un luogo di soccorso. Con questo conforto sono andata a letto… e ho dormito tutta la notte. L’indomani la mia vicina mi chiama per cambiare la medicazione, e si scusa per aver dimenticato di darmi antidolorifici, immaginando che io non avessi chiuso occhio. Non avevo invece nessun dolore e lei non si capacitava. Oltre a questo lei era veramente preoccupata perché le mie ferite avrebbero avuto bisogno di suture, che lei non aveva potuto praticare. Quando ha tolto le bende è rimasta sbalordita: le ferite erano molto sane e  si stavano rimarginando velocemente.  Naturalmente questa pratica può essere integrata con l’introduzione della tecnica del film con la formula “anche se ho questo film in questa parte del corpo (nei muscoli, nei tendini, nei legamenti ecc) mi amo e mi accetto comunque ecc.. ecc..

 

È servito poi un po’ di tempo per recuperare la totale capacità di movimento delle dita, perché la lesione era veramente profonda, ma i miglioramenti erano quotidiani e questo mi ha aiutato ad avere pazienza.

A distanza di tempo ho incontrato il gatto e ho ascoltato le sensazioni  residue e ci ho lavorato ancora, soprattutto quando il gatto ha sbadigliato e ha messo in bella mostra le sue 4 zanne bianche…    “Anche se ho ancora questa paura bianca e mi batte il cuore…. “

Devo aggiungere che non mi sono rimaste nemmeno le cicatrici.

Mi sento sempre molto grata  per aver appreso questo metodo fantastico!

 

Luisa Berselli

www.buonemani.com 

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