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Lutto per figlio morto

Lutto per un figlio morto

 

Caro Andrea,

Antonio e Maria li ho incontrati per caso (anche se niente è mai per caso, mi piace pensare che dovevamo conoscerci). 60 anni lui, 55 lei, una figlia di 28. Manca il figlio, morto sette anni fa, violentemente in un incidente.

E da quel momento il ricordo del figlio morto era costante, presente e provocava dolore. Con Maria abbiamo iniziato subito a fare giri sul dolore, sulla mancanza, sulla colpa per non aver fatto tutto quello che serviva.

Già alla fine del primo incontro il dolore per la mancanza del figlio si era assopito e restava, giustamente, solo il ricordo.

La facevo parlare ed appena iniziava a piangere facevo un giro di eft sull’argomento che aveva scatenato il pianto. Parlando mi ha confidato anche tensione, arrabbiatura, mancanza di tempo, peso alla pancia. Abbiamo effettato tutto e dopo un’ora ci siamo salutati.

Al secondo incontro era contenta di aver trascorso una così bella settimana, ma timorosa che tutto potesse ripresentarsi. E. stato immediatamente il tema del primo giro: .Anche se ho paura di non star più bene come questa settimana e che tutto si ripresenti, io… Quindi ci siamo concentrati su un persistente mal di testa, su dolori alla cervicale, sugli occhi…

Ho fatto una verifica: le ho chiesto di chiudere gli occhi e di visualizzare il marito, la figlia, il figlio. Uno a destra, uno a sinistra ed il figlio sorridente in alto. Stava bene, ma ha voluto fissare un altro appuntamento.

Al terzo incontro sono serviti solo 30 minuti, per “effettare”. Il peso del lavoro., per lasciarle una copia della Scheda Rapida e per sollecitarla a picchiettarsi: ma non era necessario, lo stava già facendo.

Con Antonio sembrava molto più difficile: come mi ha incontrato mi ha detto .sono scettico. (2 giri eft), .voglio andare sul sicuro. (giro), .mio figlio mi ha lasciato. (2 giri e gli occhi si sono riempiti di lacrime), .sono molto nervoso. (giro), .sono diventato scontroso. (giro). Dopo 30 minuti mi ha chiesto di smettere dicendomi: .Come vedi non è successo niente, basta, non ho pazienza.. Non si era reso conto che si era aperto e che gli occhi si erano riempiti di lacrime. Ho deciso di non programmare il prossimo incontro a meno che non me lo avesse chiesto lui.

Prima del 3 incontro di Maria, lei mi chiama e mi chiede 30 minuti anche per il marito. Si sentiva bene, c’era il ricordo del figlio, ma solo il ricordo. Nel periodo tra un incontro e l’altro si era sentito rinvigorito, con desiderio di alzarsi al mattino e svolgere attività che prima aveva accantonato.

Ho la testa con mille cose dentro (giro)

Mi scoccia fare le cose (giro)

Mi sento invecchiato (giro)

Ma sul suo viso era presente un sorriso di tranquillità. Se ne senti necessità richiamami. gli ho detto. E’ passato già un mese.

 

Un abbraccio

Franco

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