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Lutto complicato

Lutto complicato

 

Caro Andrea,

volevo raccontare l’ultima esperienza professionale con EFT. Sono Fulvia, psichiatra, II° livello a Faenza.
Da alcuni anni seguo M.,una ragazza di 23 anni,per una “reazione da lutto complicato” caratterizzata da depressione profonda e attacchi di panico scarsamente responsivi ai farmaci.
All’interno di un percorso psicoterapico propongo una seduta di EFT in cui lavoriamo sull’accettare l’idea di lasciare andare la persona defunta anche se temiamo di perderla definitivamente. M. continua a picchiettarsi a casa, seguendo dapprima le mie indicazioni, e poi affidandosi alle emozioni e alle immagini che scaturiscono spontaneamente dal suo inconscio.
Nel giro di qualche settimana la sintomatologia si riduce e M. è in grado di richiudere in una scatola dorata tutti i ricordi-feticci della persona defunta (che prima teneva esposti in bella vista nella sua camera) per poi riporla in cantina.
A quel punto facciamo una seduta centrata sul tema: Anche se non posso più vederti con gli occhi del corpo, sento  la tua presenza nell’universo. Sento che sei presente negli spazi infiniti del cielo. Sento che vieni a me nel vento e nella luce del sole. Tutto l’amore che ci siamo dati continua a vivere in ogni particella dell’universo e mi conforta. Posso accettare di sentirmi ancora bene sapendo che non ti perderò per questo. Posso perdonarmi perché desidero ancora vivere sapendo che anche tu vorresti questo per me.

I sintomi si riducono ulteriormente, fino a scomparire, ma a quel punto M. riferisce un nuovo problema: i suoi genitori non accettano la sua ritrovata autonomia dopo il miglioramento e sono in aperto conflitto con lei. Adesso si sente così piena di rabbia da temere di non riuscire a controllarsi e di diventare aggressiva .

Le propongo una seduta di EFT.
Anche se sono piena di rabbia come un palloncino che sta per scoppiare mi amo e mi accetto completamente e profondamente. Apro il palloncino e la rabbia vola via come una nuvoletta rosa. (M. ridacchia e mi corregge”fucsia”).
Anche se non riesco più a contenere la rabbia io so come funziona la valvola che può liberarla. Apro il rubinetto e lascio defluire un getto d’acqua che al suo passaggio fa sbocciare i fiori. Perché la rabbia non è né buona né cattiva, è parte di me e io la accetto. Quello che mi dà fastidio è la tensione che mi fa provare, ma io so come buttarla fuori. Adesso che è uscita da me, la rabbia è una palla colorata che posso fare rimbalzare come voglio. Quando mi sono stufata di giocare con lei posso sempre darle un calcetto e spedirla lontano fino alla prossima volta. Anche se non sono del tutto sicura di riuscirci, mi apro alla possibilità di controllare il gioco. Ogni tanto è bello giocare con la rabbia e trasformarla in creatività ed energia.
M. riapre gli occhi, respira profondamente e sorridendo mi dice”ottimo!”
Se vuoi, puoi pubblicare l’esperienza e magari… ti trasmetterò il seguito.
A presto

Fulvia

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