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La casa gialla

La casa gialla: Logosintesi ed EFT

 

Ultimo giorno del 2010.
Ultima cliente del 2010… non pensavo proprio di lavorare oggi e invece… ecco che arriva Cucciola. Non è il suo vero nome, ma la chiamerò così.

Il suo aspetto rispecchia il malessere: postura incurvata, occhi e labbra che guardano in basso, infelice con tanta voglia di piangere.
Non sa da dove cominciare, allora iniziamo con una bella frase: chiedo alla mia parte inconscia di lasciar emergere qualsiasi cosa mi possa essere utile per uscire da questa situazione. Intanto facciamo un po’ di pulizia energetica per “togliere un po’ di polvere”.

Finalmente prende coraggio e inizia a raccontarmi che è un periodo in cui si sente apatica, senza obiettivo, senza entusiasmo e questo non le piace. E’ tornata da poco da una bella esperienza di vita/lavoro fatta all’estero ma adesso non sa più cosa fare, sta mettendo in discussione tutto e sta male. Non trova lavoro e non sa neanche più se è questo il lavoro che le piace. A casa le dicono che non la riconoscono più e anche lei non sa come giustificarsi per questa stasi. Inoltre i suoi genitori, per farle un favore, le hanno comprato una casa, che adesso è da pagare…. lei questa non l’ha chiesta, non la sente sua, non desidera andarci a vivere ed è diventata un peso…. (adesso capisco la postura).

Le chiedo dove percepisce la casa nel suo spazio personale, prima indica il petto dicendo che sente una pressione, poi la visualizza davanti a se (impedisce il movimento in avanti): una casa gialla col tetto rosso amaranto. Facciamo Logosintesi sull’immagine della casa. Le faccio ripetere la frase 2 volte, non la vedo concentrata, come se stesse commentando mentalmente: che c’entra la casa? Comunque si procede. Scendono delle grandi lacrime dagli occhi di Cucciola e dopo qualche minuto, ammette che si sente tanto in colpa per non volere questa casa, in fondo i suoi genitori sono stati così generosi ad usare i loro risparmi per comprargliela. E’ tempo di fare EFT, picchiettando su tutti i giudizi, i sensi di colpa, gli aggettivi che usa verso se stessa. “mi giudico una vera ingrata, quando ero lontana soffrivo perché mi mancava la mia famiglia, adesso che sono qui, vorrei non averli tra i piedi”. Anche se sono una grande giudicona ingrata è la frase con cui scoppia a ridere, non si ferma più. Accidenti, dice, non mi ero resa conto che è proprio questa casa che mi impedisce di andare avanti! Welcome to my World penso io!

Ma adesso come la mettiamo con l’apatia la mancanza di energia, etc? Il disagio è migliorato (da 10 è sceso a 5) ma rimane un po’ senza speranza rispetto al da farsi. Mentre si addentra in altri dettagli del suo malessere, noto che con gli occhi va sempre a cercare verso l’alto, immagini forse, come se avesse perso il contatto con la terra, con il qui e ora. Anche il suo racconto tende ad usare tante immagini, ma quando le chiedo di essere più concreta, non riesce a descrivermi nulla. Avendo già lavorato con Cucciola nel passato mi viene in mente della sua abitudine a “farsi tanti film nella testa” ma allora io non conoscevo Logosintesi….. forse è arrivato il momento di usarlo! Recupero tutta la mia energia da questa abitudine di farmi tanti film. Allontano tutta l’energia estranea legata a questa abitudine le fa fare subito un grande respiro e le spalle si aprono, apre gli occhi di colpo come se si fosse accesa una lampadina nel suo cervello! Allora osserviamo insieme che di tutte le cose belle che ha fatto durante i 6 mesi lontano da casa lei non ne ha valorizzata nemmeno una! L’elenco è lungo, lo scriviamo insieme, eppure lei si ricordava solo che aveva sofferto per la nostalgia di casa, degli obiettivi raggiunti, del successo nel lavoro, della scoperta di potersela cavare da sola a migliaia di km distante dall’Italia… nemmeno l’ombra. Allora cosa ti immaginavi? Di tornare e che tutto si sarebbe magicamente creato per me.
Fantasie, fantasie, fantasie. Rileggo gli appunti e mi accorgo che le sue prime parole erano state: devo cambiare, qualcosa deve cambiare. Ma cosa, le chiedo. E’ proprio vero che devi cambiare? No, è una fantasia. Io so che posso stare bene dovunque, mi dice, l’ho già sperimentato. Allora facciamo Logosintesi e poi qualche giro di EFT sull’abitudine di fantasticare che lei collega al suo lavoro che è sostanzialmente creativo. Le propongo di cominciare a prendere in considerazione la possibilità di “organizzarsi concretamente” per procedere e non sentirsi più apatica e noto che mi segue con interesse. Adesso che la casa gialla dal tetto rosso non è più un ostacolo, sente che può fare qualcosa per aggiornare il suo curriculum e riprendere i contatti con la realtà lavorativa in Italia, qui e ora.
Concordiamo che il lavoro insieme non è ancora terminato, ma iniziare un nuovo anno con questa bella postura e il cuore speranzoso è una bella conquista!

Gabri

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