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Il mal di pancia di Virginia

Il mal di pancia di Virginia

 

Per una di quelle coincidenze magiche che ci accadono, mi sono sentita via Skype con Virginia proprio quando aveva un forte mal di pancia, sabato sera mentre era ancora in ufficio per terminare dei lavori urgenti. Essendo entrambe operatrici di 3 livello ho proposto di provare a lavorarci al volo, con un approccio che volevo sperimentare.

Abbiamo iniziato alla maniera classica, “anche se ho questo mal di pancia mi amo e mi accetto così come sono”, svelando subito il “non mi amo e non mi accetto “ che spesso emerge. Cambiando l’approccio con “anche se non amo ed accetto di avere questo problema che mi ritarda nel lavoro” qualcosa si è mosso. Abbiamo perciò fatto una lista di cosa poteva esserci dietro questo mal di pancia, e mentre picchiettavamo su di un punto alla volta Virginia ha detto cosa la infastidiva: “Avere troppo lavoro che bloccava la domenica, il lavoro che non le lasciava spazio personale, non posso disporre della mia vita, non posso essere una persona libera, e così via fino ad arrivare all’immagine di essere in una ragnatela robusta da cui non era possibile uscire”.

Abbiamo poi fatto una pulizia sui sentimenti che accompagnavano queste elaborazioni, per cui su ogni punto lavoravamo su di un sentimento: sentirsi piccola, impotente, vecchia, ecc. Mentre io suggerivo diversi sentimenti abbinabili alla lista precedente, lei ripeteva (o scartava) e picchiettava, fino a che si è sentita “non male”.
A questo punto è venuta fuori un’emozione forte, legata al pensiero che la sua indispensabile collaboratrice di lì a poco avrebbe forse dovuto assentarsi dal lavoro per malattia, e questo era per Virginia un brutto colpo.

Abbiamo quindi picchiettato molto velocemente, cambiando frase su ogni punto, sul senso di abbandono, di peso tutto sulle spalle, di non avere l’aiuto solito, di dover fare il doppio, ecc. Dopo pochi minuti, il mal di pancia era quasi completamente sparito, e Virginia si sentiva molto meglio. Avendo esaurito il richiamo di questo tema, abbiamo guardato la ragnatela, che era molto più lontana e debole, senza più tutto il potere di avvolgere di prima.

Girando le spalle alla ragnatela, scegliendo una nuova direzione, abbiamo quindi finito la seduta esplorando uno dei temi ricorrenti nei liberi professionisti, il perfezionismo che spinge a lavorare bene e per troppo tempo, rubando spazio alla vita personale, e il risentimento verso tutte quelle interruzioni che allungano i tempi. Abbiamo picchiettato sull’accettare il proprio perfezionismo come una qualità legittima e positiva, sull’accettare e perdonare la perfezione degli altri nel disturbare e nel non essere perfetti, la loro perfezione nel mettercela tutta per rallentare il lavoro di Virginia che, se non fosse interrotta continuamente, potrebbe fare meglio e velocemente il suo lavoro, a la perfezione di Virginia che invece sa meglio di loro come vanno fatte le cose e potrebbe sistemare il mondo. Con molta ironia!

Per ultimo, abbiamo respirato su ogni punto distribuendo perfezione, legittima soddisfazione, armonia e perdono a tutti, sé stessi, gli altri, le situazioni, le tempistiche, e l’universo, permettendo a tutte le cellule di essere in armonia e collegamento con il fluire del tutto, con tempi e modi adeguati.
Il tutto ci ha preso circa ½ ora, e alla fine eravamo calme, soddisfatte, Virginia stava bene ed era pronta a finire le cose che l’aspettavano. Più tardi mi ha detto che dopo un poco le era venuta fame! Un bel risultato, partendo da un mal di pancia che sembrava proprio un bel blocco di digestione da nervoso…

Laura Sabbadin

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