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EFT sulla memoria dolorosa per la morte del padre

EFT sul trauma della morte del padre

 

Buongiorno!!!

Sono Paola Codazzi del corso di Torino di febbraio/aprile.

Ho una esperienza interessante da condividere.

Ho trattato la signora M. di circa 50 anni su un problema sorto a 15 anni, alla morte del padre.

Il trattamento è partito dal sentirsi un po’ diversa dal resto della famiglia e non sentirsi accettata per quello che è. Poi emerge la problematica cruciale.

All’epoca non era stata informata sulla gravità della malattia del padre (cancro senza speranza di guarigione) per timore che le venissero nuovamente convulsioni come da bambina.

La notte del decesso è stata chiamata per andare immediatamente in ospedale, con la precisazione che se non avesse fatto in fretta avrebbe potuto non vederlo piu’ (da sola e di notte a 15 anni!!!).

Si è precipitata per le scale di corsa con grande affanno (e da allora ha timore di fare le scale e paura del buio). Giunta in ospedale ha trovato il padre morto e la madre non l’ha nemmeno abbracciata. La zia non l’ha degnata di attenzione e ha continuato a svuotare l’armadietto.

La paziente covava di conseguenza tanta rabbia, soprattutto nei confronti della madre (ma anche della sorella che era stata messa invece al corrente sulle condizioni di salute di papà).

La madre l’aveva successivamente rimproverata per non aver pianto, sgridata per non essersi vestita a lutto nei giorni dopo il decesso, fino a riprenderla per essersi concessa una sera al cinema tre mesi dopo il lutto. Ecc. ecc.….

Partiamo trattando singoli segmenti della vicenda, finchè scoppia in un pianto liberatore. Sento che secondo me non c’è ancora stata soddisfacente soluzione e insisto a picchiettarla io anche se mi dice che va tutto molto meglio (utilizzo mentalmente, mentre la picchietto, la formula molto generica : anche se c’è ancora qualcosa di non risolto relativamente all’evento, mi amo e mi accetto….)

Poi decido di inserire una variante che mi arriva dai trattamenti che ho visto fare da una terapeuta di derivazione Osho: le dico di pensare a quella ragazzina impaurita che corre per le scale e prenderla per mano mentre si scapicolla verso l’ospedale e dirle che non ora non è più sola (il tutto mentre continuo a picchiettare).

Quando finalmente si allenta ancora un po’ di tensione le chiedo di abbracciare idealmente la ragazzina che non ha ricevuto l’abbraccio della madre e della zia in ospedale e l’abbraccio glielo faccio sentire io, mentre le picchietto delicatamente la sommità del capo (tanto lì ci sono i punti neurovascolari e dello stress che utilizzo con la kinesiologia….).

Finalmente sente che la ragazzina di quel tempo non è più sola e chiedo alla donna adulta: cosa le diresti ora? E poi alla M. di allora: cosa direbbe alla donna adulta di oggi?

Per maggiore sicurezza le faccio ripercorrere idealmente quelle scale chiedendole come si sente e mi dice che ora la piccola non è più sola ed è tenuta per mano.

La sensazione finale è stata quella di una ferita risanata ed è stata un’esperienza commovente anche per me.

Le ho lasciato comunque un esercizio da fare (anche questi derivati dalla stessa tecnica di cui sopra):

scrivere una lettera alla ragazzina di allora, in modo da portare alla luce altri aspetti e poterli sanare.

E un ulteriore esercizio legato a EFT: annotare le emozioni non positive che emergono nei giorni successivi per trattarle da sola o con me in studio.

 

Un abbraccio

Paola

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