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EFT su vertigini

EFT su vertigini

 

Ciao Andrea, voglio riportare un’esperienza fatta questa estate presso un castello della Lunigiana, la cui tematica è rivolta ad un ragazzo di 21 anni che di professione fa il boscaiolo e che ha la gestione dell’intero podere di pertinenza del castello stesso.
Sono stato chiamato dalla titolare della tenuta in quanto il ragazzo manifestava evidenti problemi con l’altitudine sia in ordine a potature di piante che nei confronti di ogni situazione che lo vedeva affacciarsi da finestre poste ad altezze superiori ai 3 metri dal suolo. Ma il ragazzo non ha mancato di sottolineare la sua grande passione per la natura e al tempo stesso il grande conflitto che vive quando sale su una pianta.
Dopo una breve chiacchierata (accompagnata dall’utilizzo di SET) con lo scopo di comprendere quali fossero le cause, a lui note, di questa fobia dell’altitudine e delle reazioni conseguenti che si manifestavano in lui, ho ritenuto opportuno iniziare il lavoro con una strategia di simulazione, mirata a fargli rivivere i disagi connessi alla sua fobia, semplicemente facendolo sedere su una sedia, lontano da ogni possibile attivatore reale correlato all’altitudine, facendogli contattare mentalmente ed emotivamente tutte le situazioni, anche assai estreme, legate al suo concetto di altitudine e di vertigini conseguenti. Il tutto ad occhi chiusi.
I primi elementi emersi sono stati: senso di vuoto nella pancia con conseguente nausea.
“Anche se provo questo senso di vuoto nella pancia…..” con preparazione sul punto KA e con frasi di reminder mirate ad alleggerire il carico emotivo che emergeva durante il picchiettamento, seguendo il flusso delle sensazioni stimolate e richiamate da me durante i giri. E quindi sono emersi: senso di nausea nella pancia (con SUDS 9 solo immaginandosi di trovarsi in vetta ad un abete alto 6/7 metri), paura di cadere, paura di perdere il controllo della situazione, bianco intenso nell’immagine proiettata nella mente, paesaggio circostante rarefatto, frasche scomposte sotto di lui e così via…
Picchiettando tutti questi aspetti per oltre mezzora, alternando la preparazione sia sugli agopunti che sul punto doloroso e modificandola in funzione dell’abbassamento dell’intensità soggettiva di ogni aspetto trattato, siamo arrivati a 2/3 SUDS.
Durante il processo di trasformazione è venuta fuori anche un’esperienza che lui aveva vissuto come trauma mai risolto, legata ad uno scherzo subito da un suo compagno di scuola che lo avrebbe spintonato mentre era affacciato alla finestra della classe. Abbiamo trattato anche questo con “anche se mi sono sentito morire in quella circostanza…”, “anche se non riesco a perdonarmi per aver perso il controllo….”, “anche se lui è stato uno *beep* e gli avrei spaccato la faccia…” sempre andando a picchiettare ogni riferimento emotivo che emergeva dalle sue parole durante il reminder.
A quel punto, il ragazzo ha iniziato a lavorare ad occhi aperti e a manifestare un evidente senso di accettazione dell’idea di potersi affacciare sul vuoto senza troppi patemi d’animo, cosa che un’ora prima sembrava impensabile.
Poiché ci trovavamo al centro, comodamente seduti, di una terrazza del castello che sporgeva verso l’esterno ad un altitudine di circa 12 metri dal suolo, ho iniziato a farlo avvicinare lentamente al parapetto in muratura, che dava nel vuoto. Durante questo processo abbiamo picchiettato ogni elemento di disturbo emerso in quella fase del lavoro, trattandolo con frasi quali “anche se ho paura di affacciarmi perché non so cosa mi aspetta….”, “anche se ho paura di perdere di nuovo il controllo….” Anche se l’idea di affacciarmi mi provoca tremore alle gambe…” andando a sminuzzare ogni affermazioni in tanti piccoli dettagli sensoriali (visivi, auditivi, cinestesici).
Ad 1 metro dalla balaustra, il ragazzo si è detto pronto ad affacciarsi quando una rondine è sfrecciata nella sua orbita visiva provocando di nuovo sensazioni di vuoto nella pancia. Ancora picchiettamento ed EFT generativa: “anche se basta una rondine a farmi perdere i miei punti di riferimento…. Mi apro alla possibilità di godermi il panorama della natura che io amo quanto me stesso”. Facendo abbondante uso di EFT generativa, dopo qualche minuto e pochi round, il ragazzo si è affacciato dal parapetto ed è rimasto alcuni secondi a contemplare lo splendido panorama circostante. La sua espressione del viso, nonostante un carattere assai deciso e molto esuberante, era assai eloquente… una nuova sfida vinta, come quella della realizzazione del suo sogno fin da bambino: salire sopra un abete del Nord America, là ce ne sono di alti oltre 40 metri.
Ma noi eravamo al castello e potevamo simulare una “sfida” del genere!
Il castello ha un torrione che ospita una bellissima terrazza sulla sua cima, l’altezza da terra è di circa 35 metri… ho chiesto al ragazzo se se la sentiva di salire fin lassù. Lui, spavaldo, ha accettato l’invito.
L’accesso al torrione è al chiuso, quindi non c’è nulla che possa mettere a repentaglio la sua quasi “ex fobia”. Una volta raggiunta la vetta del torrione, è stato necessario picchiettare il senso di vuoto generale percepito dalla visuale a 360° di cui si gode da lì: “anche se io sono troppo piccolo per questo spazio che mi circonda…” andando a picchiettare ogni aspetto sensoriale legato ala sua posizione nei confronti del cielo, del panorama, delle rare nubi di quel giorno di sole e delle punte degli abeti che si scorgevano chiaramente. Abbiamo fatto il giro della terrazza a piedi, lungo il perimetro, andando a picchiettare ogni senso di disagio che emergeva, dal più apparentemente incurante al più preciso e definito dettaglio che lui mi suggeriva grazie all’utilizzo delle meta domande della Logosintesi (come soffre e a causa di cosa).
E’ stata necessaria un’altra mezzora abbondante di di lavoro affinché lui si staccasse dalla mia presenza e iniziasse a percorrere da solo la passerella di ferro (installata ad uso turistico e panoramico) che costeggia la balaustra dell’intera terrazza, gettando lo sguardo al di là della protezione rappresentata dal parapetto, godendosi liberamente un panorama davvero mozzafiato anche per me che non soffro di vertigini!
Sono trascorse circa due ore da quando abbiamo iniziato la seduta in quel bellissimo posto, l’espressione del ragazzo è decisamente cambiata, si è rilassata e mi ha espresso un ultimo desiderio: “vorrei affacciarmi dalla finestra della cucina (che sporge circa 8 metri dal suolo e che ha come parapetto solo un semplice tondino di ferro all’altezza della pancia, NdA), la castellana sa che ho una fifa nera tutte le volte che solo mi ci avvicino”.
Giunti in cucina abbiamo trovato la castellana in compagnia di altri lavoranti del castello, in piacevoli conversazioni… lui, richiamando l’attenzione, si è affacciato dalla citata finestra con un atteggiamento sicuro ma prudente… Tra lo stupore generale degli increduli presenti non poteva che innescarsi uno spontaneo e sentito applauso rivolto a lui.
Come sono solito dire: si può fare, basta poco!
Grazie per averci insegnato EFT e le sue straordinarie caratteristiche di semplicità ed efficacia.

Fabio Pierotti

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