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EFT per asma, e abusi

EFT durante attacco di asma allergico e episodi ripetuti di abuso sessuale

 

Caro Andrea, ho qui una doppia testimonianza di successo nel senso che ho potuto constatare come con “una sessione di EFT” sono stati presi ben “due piccioni.

 

Monica (nome cambiato), 34 anni, era venuta da me per lavorare sull’asma allergica che la costringeva ad andare in giro con le bombolette di “Ventolin”. Erano molte le sostanze che facevano scattare un attacco d’asma. Alcuni profumi, alcuni pollini, altri odori legati al cibo, ma in realtà non era mai stato trovato un allergene specifico. Monica desiderava a tutti i costi lavorare con il Rebirthing su questo fastidio, perché voleva conoscere fino in fondo le sue emozioni. Essendo il Rebirthing un metodo che non permette di lavorare in maniera mirata su un certo sintomo, si era munita di pazienza; dopo la terza seduta, non aveva più avuto attacchi di asma e portava con sé la bomboletta “per scaramanzia”, come diceva, convinta che non sarebbe servita più, anche se io le avevo detto di portarla comunque sempre con sé.

 

La mattina della sua quarta seduta, Monica mi suona e sale le scale che erano ancora umide, poiché erano state pulite con la varechina, che ha un odore per me sgradevole, ma niente di più. Invece, a Monica quella mattina l’odore fa scattare un attacco d’asma.

 

Arriva gesticolando ampiamente con le braccia, perché non respirava più e mi stava manifestando il suo panico. Ammetto di essermi un po’ spaventata  anch’io per cui l’ho invitata a prendere subito la sua bomboletta: niente bomboletta, oggi non l’aveva portata!

A questo punto c’erano tutti i buoni motivi per spaventarmi sul serio anch’io, ma ho mantenuto la calma e le ho detto: “Vuoi che passi? Allora fai quello che faccio io mentre dico delle cose strane di cui non ti devi preoccupare, cerca solo di ascoltare”.

 

Eravamo in piedi una di fronte all’altra (in quella situazione mi sembrava futile invitarla a sedersi: c’erano cose più urgenti da fare) ed ho iniziato a picchiettarmi improvvisando all’incirca così (senza frase preparatoria):

 

Aiuto non respiro!

non entra aria – e non esce nemmeno,

c’è qualche blocco dentro di me che si deve liberare

non respiro

ho paura

e con tutta questa paura mi voglio bene

e voglio bene alla mia vita

sto lavorando per sbloccare

sto toccando dei punti magici

che intanto mi stanno calmando

magia che fa passare il panico

(Monica annuisce fortemente con la testa)

vediamo se fa passare anche il blocco

aiuto non respiro

aiuto qualcosa è bloccato

faccio la brava e picchietto sui punti giusti, che sono proprio quelli magici, che fanno passare tutto.

 

(Monica inspira con un sibilo che fa capire quanto è difficile per lei e chiude gli occhi.

Le dico di chiudere pure gli occhi, ma di continuare sempre con gli stessi punti)

Io: mi ascolti? Lei annuisce

 

Non sono sola

Andi sta con me finché non è finito il blocco

resta qui con me finché non è finito.

mi apro alla pazienza

apro le mie vie respiratorie

apro tutto

apro tutti i canali per respirare

(osservo che queste frasi aprono davvero le vie respiratorie e che respira meglio)

ma io continuo a picchiettare, perché non mi basta ancora

voglio respirare

voglio tutta l’aria che mi fa felice

voglio respirare in libertà

da sola

per sempre

voglio stare tranquilla

nulla mi può togliere la mia tranquillità,

nulla ha il potere su di me, nessuna sostanza

nessuna persona

nessuna emozione

sto tranquilla perché desidero e decido di stare tranquilla.

 

…. Finito l’attacco (che sospiro di sollievo anche per me!).

Monica è contenta, meravigliata, ma stanca morta. Ci sediamo, lei beve due bicchieri d’acqua, qualche lacrima scende dagli occhi stanchi; dice che non sono lacrime, non sa nemmeno lei perché piange.

 

Le spiego le reazioni alla stimolazione dei meridiani e che le lacrime fanno parte di questo processo.

 

Poi lei si chiede: “Chissà cosa fanno le sostanze nel corpo quando sollecitano un attacco di asma”. Le spiego che basta anche meno di una sostanza; una persona che soffre di claustrofobia basta che si immagini di essere rinchiusa in un portabagagli di una macchina per sentire arrivare il panico; oppure una persona che ha tanta paura dei serpenti non può nemmeno vedere questo gesto qui: imito con la mano il gesto di un serpente che striscia per terra. Quella mattina non ci siamo fatti mancare niente, in quanto questo gesto le fa venire le forze di stomaco. Corre al bagno con la mano davanti alla bocca, ma non riesce a vomitare, una terribile nausea, non vuole nemmeno l’acqua. “Niente in bocca, per favore: mi sento male, i serpenti mi fanno schifo, ma non mi chiedere perché, non lo so”.

 

A questo punto mi sembra che potremmo fare qualche altro giro di EFT e questa volta  iniziamo in maniera classica:

 

Anche se i serpenti mi fanno veramente schifo mi amo e mi accetto…..

anche se i serpenti mi fanno vomitare….

Anche se oggi sto toccando delle corde profondissime e non so nemmeno come ho fatto…

 

mi fanno schifo, …terribilmente schifo…

 

Mentre picchiettiamo, chiedo: <<Cos’è che ti fa schifo?>>. Sono viscidi i serpenti, umidi, bavosi (e riprendono le forze dello stomaco).

 

anche se i serpenti sono viscidi e mi fanno schifo, mi amo……

… fanno schifo, sono terribilmente viscidi

umidi…bavosi…mocciolosi…che schifo ……

 

A questo punto ecco le lacrime: Monica piange a dirotto e nasconde il viso fra le mani. Io continuo a stimolare tutti i punti su di me, dopo averle chiesto se potevo picchiettare su di lei: non vuole essere toccata!

Dopo aver singhiozzato un bel po’, riesce finalmente a raccontare. La invito al “Continual Tapping” mentre mi racconta che all’età di 16 anni un ottimo amico di famiglia le aveva offerto “un lavoretto” nel suo ufficio per avere un po’ di soldini per sé. Suo padre aveva acconsentito con molta soddisfazione a questa offerta, non per ultimo perché in quei tempi nella famiglia non giravano molti soldi ed il fatto che la figlia potesse avere un po’ di autonomia era visto come un sollievo. Quindi Monica aveva iniziato a lavorare durante le ferie in questo ufficio; ma l’amico di famiglia cominciò ad abusare di lei di continuo, costringendola a rapporti orali di cui le erano rimaste le memorie congelate di “schifo, viscido…”.

Non ha mai potuto parlare ai genitori di questi episodi perché “l’amico” la umiliava continuamente dicendole che, se lei non fosse andata a lavoro, la famiglia sarebbe morta di fame poiché il padre di Monica era un fallito, incapace di procurare il pane per la propria famiglia.

 

Abbiamo poi continuato altri giri di EFT su:

Anche se mi ha tradito

Anche se mi sono fatta fregare

Anche se non ho avuto il coraggio di dire niente, e forse altre ragazze sono rimaste vittima di lui…

anche se ha tradito mio padre

anche se questo maiale ha tradito tutta la mia famiglia

anche se questo mostro è stato sleale

anche se ha giocato sporco

anche se sono ancora arrabbiata (parole mie, mentre lei ribadisce: Sono proprio incazzata!!!)

e continuano altri giri sulla rabbia

anche se gli leverei tutti i denti oggi

anche se gli farei di tutto e di più

 

A questo punto, mentre picchiettava ha potuto dire tutto quello che avrebbe voluto fare a quell’uomo, quindi la rabbia ha lasciato spazio alla profonda tristezza che dimorava in lei, a causa della quale si era infilata in una storia di coppia in cui si sentiva in gabbia perché, a livello sessuale, da anni giocavano solo a “chi domina chi” … e questa è un’altra storia.

 

Possiamo vedere che EFT è uno strumento veramente potente e che è veramente facile da applicare perché, con i punti da picchiettare e la situazione che ci si presenta, abbiamo tutto ciò che ci serve.  

 

Vorrei ribadire, comunque, quanto è importante chiedere sempre il permesso prima di toccare un’altra persona. Nel caso in cui abbia subito una qualsiasi violenza, è probabile che la persona associ il fatto di essere toccata da un altro alle memorie congelate di violenza, esattamente come il mio gesto da serpente strisciante ha suscitato le forze di stomaco.

 

Grazie EFT e grazie a te che lo diffondi e grazie a noi operatori ed insegnanti che contribuiamo alla diffusione.

 

Andi Fryges

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