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EFT e una storia del Sud

                                                         EFT  e una storia del Sud

 

Marta, sui trent’anni,  nonostante abbia un ottimo lavoro  e una buona autostima, soffre molto. Trova che il marito non l’apprezza abbastanza, non sente di avere il suo posto e soprattutto non si sente libera di essere se stessa, ma di dover compiacere gli altri per essere amata.   

Indagando sul suo  passato, emerge  che Marta ha una storia piuttosto complicata. Nata al Sud, quando aveva pochi mesi la nonna materna l’ha requisita, con la motivazione che era tanto triste e la bambina la rallegrava  – visto che si era sempre  spesa senza riserve per il bene di tutti  riteneva di avere il diritto di tenerla lei. Il padre di Marta, completamente succube della madre, ha appoggiato questo desiderio, opponendosi a ogni tentativo della moglie, disprezzata dalla suocera,  di riavere la bambina. Così Marta è stata cresciuta dalla nonna, dispotica e con mentalità  conservatrice da vecchia del Sud, dove le apparenze sono importantissime, e fare i bravi e uniformarsi ai desideri della famiglia è tutto. Per liberarsi da tutte le richieste e complicazioni della sua famiglia, Marta è venuta a studiare al Nord, e poi si è organizzata per rimanerci. Ma sappiamo che il nostro passato è dentro di noi, e per quanto ci allontaniamo  dai luoghi geografici di dove si è svolto, rimane ben vivo in noi. All’inizio lavoriamo  sulle sensazioni così come Marta le avverte:                                         Anche se non mi sento libera di essere me stessa, perché le persone che amo mi giudicano e si arrabbiano con me … Anche se quando dico quello che penso mio padre e mia nonna mi urlano che non li rispetto … Anche se mio marito non fa altro che criticarmi e confrontarmi con sua madre … Marta si sfoga e si sente finalmente liberata da rospi e pesantezze varie che tratteneva.                               Si abbassa il livello di disagio I.S. a ogni giro di picchiettamento, e concludiamo con qualche giro di EFT generativa: scelgo comunque di essere me stessa, perché mi fa sentire bene – mi permetto di sentire tutte le emozioni che salgono e le trasformo in energia per me – mi apro sempre di più alla possibilità di sentire la gioia e di apprezzare tutto ciò che ho nella mia vita.                                           Marta se ne va sentendosi molto meglio. Mi chiama però alcuni giorni dopo per segnalarmi che   dopo la sessione è subentrato uno stato di malessere e inquietudine interiore che comprende difficoltà a dormire, estrema irritabilità, e una certa tendenza all’asma, sintomo che si era manifestato nell’infanzia specialmente quando percepiva più forte la disarmonia tra mamma  e  nonna.  Deduco che in lei c’è un conflitto in atto: c’è allo stesso tempo desiderio di cambiare e resistenza a farlo. 

Alla sessione successiva mi sembra opportuno  usare il metodo della doppia bolla, ideato dalla psicoterapeuta e operatrice di EFT Colette Streicher, per trattare contemporaneamente due parti in conflitto nella persona. Marta vuole cambiare e diventare capace di asserire i suoi bisogni, ma allo stesso tempo una parte di lei ha paura di essere abbandonata e respinta se tradirà tutti gli insegnamenti che ha ricevuto nella sua infanzia.   Mettiamo quindi   quello che sale in questa forma: Anche se voglio davvero essere libera di essere me stessa perché mi rendo conto che è un mio diritto, e non posso stare veramente bene se non lo faccio, e guidare gli altri, specialmente mio marito, a rispettarmi ed apprezzarmi veramente,  allo stesso tempo ho anche molta paura di ottenerlo perché  questo vorrebbe dire disubbidire alla nonna, e a tutto quello che mi ha insegnato e rischiare di essere rifiutata e abbandonata dalle persone che amo.                                                                   Sui punti nominiamo tutti gli stati d’animo che viveva Marta da bambina: il sentirsi sbagliata – deve esserci qualcosa di sbagliato in me se io sono diversa da tutti gli altri bambini e non posso stare con i miei genitori – il senso di pericolo perché  se la nonna si arrabbia e mi abbandona anche lei, non so più dove andare … il senso del dovere – bisogna che io faccia felice la nonna, se faccio felice la nonna la mamma è tanto triste … il papà critica sempre la mamma, il papà non mi vuole a casa, per lui la felicità di nonna è più importante della mia e di quella di mamma.                                                                                                                      A questo punto è come se  un vulcano cominciasse a eruttare: così tante emozioni trattenute, ricordi,   conflitti salgono a galla. Ad esempio quello che diceva la nonna era molto diverso da quello che diceva la mamma, quando la vedeva; un altro conflitto era costituito dal fatto che la mamma forzava Marta a imporsi con la nonna per  tornare a casa, ma Marta, che a quel tempo aveva intorno ai 10 anni, non ci riusciva perché sentiva che se l’avesse fatto  avrebbe tradito la persona che  l’aveva cresciuta e che conosceva di più. In questo modo Marta, caricata di  un peso che un bambino non  è certo in grado di gestire,  si trovava a sbagliare in ogni caso: se avesse affermato con forza il suo desiderio di vivere con i genitori avrebbe scontentato il padre e la nonna, ma non riuscendo a farlo si vedeva responsabile dell’infelicità della madre.                                                                             Lavoriamo molto su questi aspetti, e sul senso di colpa di Marta, sul suo sentirsi comunque sbagliata – creando via via più spazio per la comprensione che non è il compito di un bambino risolvere i problemi degli adulti e che non era colpa sua quello che succedeva, non c’era nulla di sbagliato in lei.                                                                                                                                                   Un altro tema che emerge è la sua paura di essere felice. Questa la doppia bolla del conflitto: voglio essere felice perché lo merito, ma ho anche molta paura di essere felice perché poi potrei perderla questa felicità ed è un rischio che non posso permettermi, temo che non sopravviverei; perciò  resto scontenta e infelice,  perché questo stato lo conosco bene, e so che lo posso gestire.                       Concludiamo con: sto imparando a volermi bene comunque, ad accogliere e rassicurare tutte le parti di me, perché sono mie e rispecchiano quello che sono veramente e quello che ho bisogno di riequilibrare. Chiedo a Marta se crede  in qualcosa di più grande, dice di sì, introduco allora il concetto che   le  vie del Signore a volte sono misteriose, ma lo sono sempre per una buona ragione, anche se a volte ci si mette un po’ a scoprirla…

Marta sta continuando il suo percorso, è diventata molto abile a scoprire conflitti tra le sue parti e a picchiettarli tutte le volte che si accorge di cosa combinano dentro di lei, si sente più consapevole e serena, sulla buona strada per accettare che la sua storia è servita a farla diventare proprio la brava persona che è oggi. 

 

Annalisa Faliva, EFT terzo livello. www.ilcorpoinmente.it

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