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EFT e miracoli

EFT e miracoli

 

Alla fine di luglio 2009 mi telefona Giovanna, una donna di poco più di 50 anni che ha scoperto il Metodo Feldenkrais attraverso alcuni video su internet e che pensa possa esserle di aiuto per i suoi problemi motori. All’inizio le suggerisco di aspettare settembre per poter cominciare in maniera mirata e continuativa un percorso specifico dopo la pausa estiva ma la determinazione e il palpabile desiderio di cominciare subito da parte sua mi spingono anche intuitivamente invece ad accettare di incontrarla quanto prima.
Giovanna viene allo studio ed immediatamente mi rendo conto della delicata situazione. Ha subito nella sua vita più di 17 interventi chirurgici, alcuni organi sono stati rimossi ed ha avuto un vissuto traumatico anche dal punto di vista emozionale e relazionale. Non era in grado di stare in piedi complessivamente per più di 2 ore in una giornata. I medici, quasi  arresi davanti al quadro generale, non le offrono praticamente alcuna speranza. Alcuni addirittura prevedono per lei un futuro sulla sedia a rotelle per varie ragioni, se non  per i problemi della schiena per quelli delle ginocchia e delle gambe.
Il viso di Giovanna è particolarmente gonfio. Inizialmente pensavo fosse per l’effetto dei farmaci. Col tempo la donna mi dice che in passato ha  avuto il viso devastato da una pallonata ed è stato successivamente ricostruito chirurgicamente. Confesso che non sapevo da dove cominciare.  La fiducia mostratami fin da subito da lei e la voglia di non abbandonarla al suo destino come troppi avevano fatto mi hanno spinto a dedicare parte del mio tempo a lei. L’unica premessa che le ho fatto è stata che certamente non avremo peggiorato la situazione. Già questa possibilità, tanto diversa dalle altre a lei prospettate, le diede fiducia. A posteriori posso dire di non avere mai incontrato qualcuno tanto attaccato alla vita come lei.
E così abbiamo cominciato. All’inizio il tempo di lavoro sul lettino Feldenkrais (di andare a terra non se ne parlava proprio) non superava i 5 minuti cambiando continuamente posizione. Per cui le lezioni ‘motorie’, già di per sé molto diluite, venivano intervallate da chiacchierate e discorsi che ora da master practitioner di PNL posso definire un lavoro silenzioso di ristrutturazione delle convinzioni e delle possibilità.
Ho incontrato Giovanna un paio di volte prima della pausa estiva e poi regolarmente una volta alla settimana a partire da settembre. La situazione, nonostante tutta la sua buona volontà, dava segni di cambiamento molto lenti ma in ogni caso progressivi. Giovanna si impegnava a ripetere a casa quel poco che le era consentivo e che ricordava. Tuttavia, come la goccia che scava la roccia, un po’ alla volta, continuava a migliorare e la sua fiducia continuava a crescere. A quel punto, con l’idea di darle ulteriori strumenti con cui lavorare da sola a casa, ho deciso di insegnarle le basi di EFT.
Il sistema le è subito piaciuto e da subito ha cominciato ad applicarlo. E ha cominciato subito a funzionare: periodicamente, quasi una volta al mese, un problema agli occhi si risvegliava e per quasi 24 ore la sua vista era tanto limitata da costringerla a restare a casa. Il giorno in cui arrivò la prevista crisi, Giovanna cominciò ad affrontarla con EFT e per quasi quattro ore consecutive ha proceduto con i giri su questo problema. Il risultato fu che quasi inaspettatamente dopo quelle 4 ore il problema era sparito e a tutt’oggi non si è più presentato. Potete immaginare la soddisfazione di Giovanna e la mia che potevo ora contare su un risultato così potente per applicare una leva di cambiamento.
Un po’ alla volta Giovanna continuava a guadagnare movimento e resistenza. Già intorno a novembre era arrivata con mia grande sorpresa e soddisfazione, grazie al suo lavoro quotidiano, a ripetere da sola sequenze di movimento  di 20 minuti. Ormai era in grado di seguire, sia pure sul lettino, lezioni Feldenkrais guidate dalla voce e di livello medio. I dolori non erano finiti ma lei accettava questo e continuava ad avanzare prendendo nota con incredibile sensibilità di ogni micro-miglioramento della sua condizione.
All’inizio di gennaio 2010, nonostante i vecchi problemi alle ginocchia e alla schiena, Giovanna riesce finalmente ad andare in terra e a tornare su da sola. Praticamente un miracolo. E finalmente, cosa che desiderava da tempo, è in condizione di partecipare al nostro seminario Feldenkrais di primo livello. Un’esperienza impensabile per lei e per me fino a poco tempo prima. Una vera celebrazione di un lavoro fatto e al tempo stesso una testimonianza impagabile delle potenzialità umane per gli altri allievi del corso.
A questo punto il percorso di Giovanna continua inarrestabile. A quel seminario ne seguono altri tre. Ancora Feldenkrais, Bones For Life e finalmente il seminario di EFT in cui definisce meglio il sistema.
Per un paio di settimane non ho più notizie di Giovanna. Poi all’improvviso una telefonata. ‘Raffaele, so che sono sparita senza darti spiegazioni ma ora voglio raccontarti qualcosa di incredibile perché penso che solo tu puoi credermi.’ Al successivo incontro mi racconta una storia che ha davvero dell’incredibile. Anni prima come ho anticipato all’inizio di questa descrizione, Giovanna era stata colpita al volto da una violenta pallonata con un pallone di cuoio e il suo viso era stato ricostruito chirurgicamente. Qualche anno dopo un medico le fece notare che la sostanza usata nella ricostruzione si era rivelata pericolosamente cancerogena. Era necessario un intervento di rimozione e sostituzione di tale sostanza. Così Giovanna fu sottoposta a questo tipo di intervento sul lato destro del volto. A detta sua questa esperienza fu ulteriormente traumatica: il suo viso fu deturpato notevolmente per più di un mese e lei per non farsi  vedere dalla figlia continuava a portare vistosi bendaggi per nascondere le dolorose ferite. Rimandò il più a lungo possibile l’intervento sul lato sinistro del volto. Nei 15 giorni in cui non ci eravamo visti, lei era andata a fare l’intervento ormai improrogabile, trovando coraggio e fiducia nei cambiamenti da lei vissuti nell’ultimo anno e negli strumenti acquisiti. In ogni caso si aspettava di rivivere la precedente esperienza. Ma questa volta le cose andarono molto diversamente. Sarà per l’uso massiccio di EFT, di visualizzazioni, o per qualche altra insondabile ragione, fatto sta che questa volta il recupero avvenne incredibilmente in 48 ore. Il medico continuava a ripetere che non aveva mai visto nulla di simile. Giovanna non ebbe il coraggio di nominare EFT e le altre cose ‘stregonesche’ che aveva fatto, anche perché sapeva che nessuno le avrebbe creduto.
A giugno Giovanna riesce ancora a sorprendermi. Mi dice ‘Ho una cosa da raccontarti ma non vorrei farti arrabbiare.’ Il mio primo pensiero è ‘cosa mai potrebbe fare Giovanna per farmi arrabbiare, dopo tutte le soddisfazioni che mi sta dando?’  Lei mi dice ‘Tu hai detto che il primo livello di EFT è per lavorare su noi stessi e che prima di lavorare su altre persone è buona cosa avere lavorato molto su di noi. Io… sai com’è…mi sono trovata in una situazione e ho fatto provare EFT ad una amica di mia figlia….’ In altre parole Giovanna era a casa della figlia Carla, dove c’era anche Francesca, amica di lunga data della figlia che Giovanna conosceva dalla nascita. Francesca  ha problemi alle gambe e alla schiena da anni e si può dire che da quasi un decennio cammina con difficoltà, molto piegata come una anziano e con discreti problemi di equilibrio. Questa ragazza ha un fidanzato con altre difficoltà motorie. Giovanna in maniera giocosa per una decina di minuti guida alcuni giri di EFT partendo dal problema e risalendo via via lungo gli aspetti che si presentano. Al termine invita Francesca a venire in piedi e a camminare nella stanza: la ragazza cammina come non camminava da anni, eretta e stabile. Gli occhi dell’amica sono lucidi. Assolutamente incredibile. Pensare che Giovanna aveva paura che mi arrabbiassi!
Successivamente Francesca continuò a ringraziare Giovanna, tuttavia scelse di non fare altri giri di EFT. Non avrebbe saputo sostenere un suo miglioramento mentre il compagno continuava a vivere col suo problema. Quale più esplicita dimostrazione del modo in cui può lavorare una inversione psicologica?
A tutt’oggi Giovanna continua a praticare Feldenkrais e altro con me, continua a seguire i corsi,  e quest’anno ha avuto la soddisfazione di poter accedere finalmente alle classi settimanali. Il suo  miglioramento continua.

Raffaele Rambaldi

 

n.b. nonostante l’autorizzazione esplicita della protagonista ho scelto di cambiare tutti i nomi delle persone citate.

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