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EFT e la tendenza a nascondere le emozioni

EFT e la tendenza a nascondere le emozioni

 

Ciao Andrea, volevo raccontarti un caso su cui ho lavorato recentemente perchè mi sembra che presenti dei risvolti interessanti che potrebbero aiutare anche altre persone a vivere con maggiore benessere.

Lavorando con Francesca abbiamo svolto un interessante lavoro di scavo in merito al suo corpo, alle sue emozioni e alle sue convinzioni.

Francesca si è rivolta a me per dei persistenti e fastidiosi problemi fisici che la assillano da un po’ di tempo, ha fatto diverse visite mediche, le sono state fatte diverse diagnosi, una per ogni problema, ma lei voleva vederci più chiaro, pensava non si potesse liquidare il tutto in questo modo, voleva capire.

Abbiamo cominciato da qui: “Anche se ho tutti questi sintomi, e i medici mi hanno detto che… io mi voglio bene lo stesso, e voglio andare a fondo della questione e capire meglio”

Le ho chiesto quando erano cominciati i sintomi e cosa stava succedendo nella sua vita in quel momento, lei mi ha descritto un periodo pieno di eventi un po’ caotici, e potenzialmente da forti emozioni, ma quando le ho chiesto cosa provasse lei mi ha risposto di essere serena rispetto a quegli eventi, ma mentre lo diceva ha avuto una strana espressione nel viso, come se la bocca dicesse una cosa e il corpo un’altra.

Allora ho cominciato a suggerirle frasi come questa: “sono serena rispetto al fatto x”, “sono completamente serena rispetto a questi avvenimenti della mia vita”, mentre facevo concentrare Francesca su queste frasi osservavo le sue espressioni del viso ed erano tutt’altro che serene. Continuavo a chiederle se provasse qualcosa e lei mi rispondeva di non provare niente. Per quanto riguardava i sintomi fisici in quel momento non li stava sentendo, ma questo avveniva già prima che cominciassimo a lavorare insieme.

Allora ho cercato di farle un po’ da specchio mettendo insieme quello che vedevo sul suo volto e quello che dicevamo insieme: “sono dolorosamente serena”, “sono gonfiamente serena”. Mi sono spinta anche oltre nominando un po’ di emozioni che mi sembrava di cogliere sul suo volto: “sono disgustatamente serena”, “sono rabbiosamente serena”, “sono tristemente serena”, “sono disperatamente serena”, “sono paurosamente serena”. A questo punto ho notato gli occhi lucidi e ho visto una smorfia ulteriore.

Mi ha detto tra le lacrime ma continuando a picchiettare: “Mi hai scoperta, io faccio così, devo affrontare le cose e ho imparato a nascondere le mie emozioni, tanto se non ci vado io a fare quelle cose non le fa nessun altro per me. Una volta le mie emozioni le sentivo tanto e le nascondevo solo agli altri, ma sono diventata talmente brava a fare questa cosa che ho cominciato a nasconderle anche a me stessa. Ormai non mi accorgo più di provare certe emozioni molto forti, se non fosse che il corpo me lo fa notare attraverso una quantità gigantesca di sintomi.”

Abbiamo picchiettato tutte queste frasi un po’ di volte poi siamo andate più a fondo sul tema del nascondere.

Le ho fatto un po’ di domande: Dove nascondi le tue emozioni? Come fai a nasconderle? Hai un’immagine che descrive questo genere di operazione che fai con te stessa?

Quest’ultima domanda è stata molto efficace, infatti Francesca mi ha descritto che le veniva l’immagine di un cane che nasconde l’osso perchè nessuno glielo rubi, e poi si dimentica dove l’ha nascosto. Lei mi ha detto che le emozioni che prova non sarebbero di per sé così distruttive come risultano essere in questo momento attraverso i suoi sintomi, se solo riuscisse ad evitare di nasconderle crede che potrebbero essere molto più utili per lei e per la soluzione delle situazioni.

Abbiamo così continuato a lavorare con questa metafora: “il cagnolino che c’è in me nasconde le emozioni pensando di gustarsele più avanti”, “ma poi le dimentica e inciampa sulle cunette del terreno facendosi male”, “così ha due svantaggi: non ha più l’osso e si fa male inciampando”, “forse devo cambiare strategia”, “credo proprio di doverlo fare”, “voglio farlo”, “voglio gustarmi i miei ossi belli freschi e così risparmio un sacco di energia”.

Il volto di Francesca a questo punto era sorridente e divertito, la metafora del cagnolino e dell’osso l’aveva sollevata dalla crisi di prima.

I sintomi non si erano fatti sentire per tutta la durata dell’incontro.

Quando dopo una settimana ho risentito Francesca mi ha detto che qualche volta i sintomi erano tornati ma lei si era subito ripicchiettata usando la metafora del cagnolino, mandandolo alla ricerca degli ossi nascosti, e la cosa si era risolta in breve tempo.

Abbiamo avuto così la riprova di avere trovato le giuste leve capire meglio i malesseri di Francesca e soprattutto per aiutarla a liberarsene.

Grazie ad EFT, all’intuito e alla capacità di osservare!

 

Cinzia Calzolari

counselor olistico ad indirizzo psico-corporeo relazionale

libertaemozionale@gmail.com

www.libertaemozionale.it

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