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EFT e Feldenkrais

EFT e METODO FELDENKRAIS

 

Giselda, circa 68 anni, è stata indirizzata al mio studio dal suo medico omeopata il quale, dopo aver concluso con lei un ciclo di agopuntura, ha ritenuto che fosse giunto per lei il momento di lavorare più attivamente con il corpo per migliorare la funzionalità e la postura, e imparare a muoversi con facilità.

Quando vedo Giselda per la prima volta, scende con grande difficoltà i pochi gradini del mio studio, accompagnata dal marito. Sono entrambi di corporatura minuta, sembra quasi di aver fatto la conoscenza di due folletti.
Osservandola, noto che i suoi movimenti sono ridotti, il suo corpo sembra un manichino di legno: il tronco è immobile, le due gambe sono tese, rigide, non le piega mai, neanche per camminare; con le braccia provvede a sostenersi quando si siede o si alza dalla sedia, perciò le sue mani non sono mai libere. Insomma, il suo corpo si muove come un unico blocco, senza più possibilità di flettersi, estendersi, ruotare, ecc. e tutti i muscoli del corpo sono impegnati a compiere il medesimo sforzo.

Oggi Giselda è venuta per la terza lezione di Integrazione Funzionale, la tecnica individuale ideata dal Dr. Moshe Feldenkrais, creatore del sistema di educazione somatica che da lui prende il nome. A partire dal movimento del corpo, il Metodo Feldenkrais si rivolge alla globalità dell’individuo, considerandolo un’unità di movimento, sensazione, sentimenti, pensiero ed ambiente. Quando una persona migliora una funzione neuro-motoria, di riflesso migliorano anche tutti gli altri aspetti di Sé – il lato emotivo e psicologico, la relazione con gli altri, la capacità di agire e di scegliere.

La faccio sdraiare a pancia in giù per proporle un movimento che, dal punto di vista ontogenetico, si riferisce ad una tappa evolutiva del neonato, lo strisciare.
Lavorando sempre sullo stesso lato, in pochi minuti Giselda ritrova con facilità la capacità di flettere tutte le articolazioni. La faccio riposare qualche minuto, sempre a pancia in giù; ora tutto il lato si flette con facilità ed è comoda in questa posizione.
Parliamo un po’, ed è allora che accade qualcosa di straordinario: emerge in lei un ricordo.

Un anno fa, mentre Giselda si stava alzando in piedi con il nipotino piccolo in braccio, ha perso l’equilibrio ed entrambi sono caduti pesantemente a terra. Nonostante il bambino abbia sbattuto la testa, non si è fatto così male, ed anche i medici del pronto soccorso l’hanno subito rassicurata. Tuttavia, da quel giorno, Giselda ha smesso di usare il suo corpo, ha la fobia di fare le scale (“mi sembra che ci sia un burrone davanti a me…”), ha paura di perdere l’equilibrio, non ha mai più preso in braccio il suo nipotino se non rimanendo seduta e non si è mai perdonata di averlo fatto cadere, soffrendo ancora molto dell’accaduto.

A questo punto decido di continuare questo dialogo con lei con EFT.
Sono avvantaggiata dal fatto che conosce l’agopuntura; le chiedo di intrecciare le dita delle mani e di sfregarle dolcemente una sull’altra, spiegandole che intorno ad ogni dito si trovano dei meridiani. Poi le chiedo di ripetere con me alcune frasi, che lei accoglie con molta semplicità e facilità: “Lascio andare la sofferenza per aver lasciato cadere il mio nipotino”, “Non ho più bisogno di questa sofferenza”, “Non è più necessario soffrire per questo avvenimento, perchè è passato e il mio nipotino sta bene”, “Io perdono me stessa per aver fatto cadere il nipotino” (questa frase la fa sorridere), può capitare di perdere l’equilibrio e di cadere…”.
E così via, fino a quando le chiedo se si sente meglio, se le sembra che il senso di sofferenza sia diminuito un po’, lei sorride e dice di sì, si sente meglio. Attiro la sua attenzione sul fatto che è possibile cambiare la situazione.

Chiudiamo l’incontro con un gioco: Giselda è seduta sul lettino, le chiedo di abbassarsi e appoggiare le mani a terra (dove ho predisposto un sostegno solido alto 30 cm). In questo modo si trova a quattro zampe per alcuni istanti, per poi risedersi e ripetere lo stesso movimento. Dopo essersi abbassata alcune volte, proprio come fanno i bambini piccoli quando giocano per terra, le faccio notare che non ha avuto paura, che è andato tutto bene, che scendere verso il pavimento è cosa sicura e che potrà imparare diversi modi per scendere a terra con facilità (mentre mi ascolta continua a sfregare le mani…).
Ci salutiamo, lei è più serena e mi dice che continuerà a ripetere le frasi a casa.

Mi stupisce sempre vedere come, man mano che si lavora con il corpo, accade che la persona improvvisamente ricordi un trauma del passato. Ed ora ho a disposizione un meraviglioso strumento di auto-guarigione che sto applicando non solo per me stessa, ma anche con alcuni clienti, i quali con facilità ed entusiasmo applicano EFT anche a casa, aumentando la loro consapevolezza.

 

Sonia Amicucci

Orvieto, 14.1.09

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