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Dopo un gruppo di EFT

DOPO UN GRUPPO DI EFT

Caro Andrea,

come ben sai ho avuto occasione di partecipare di recente ad un gruppo di eft a Faenza. Durante la serata sono emerse varie tematiche, sulle quali ho lavorato assieme agli altri, riuscendo a portare a buona risoluzione alcuni ricordi traumatici( in particolare uno), ma soprattutto facendo emergere allo scoperto alcune dinamiche e comportamenti che in precedenza avevo osservato in me stessa senza comprenderne le radici profonde.
Tornata a Idice, dove risiedo al momento, ho riscontrato un forte impatto degli argomenti trattati sulla mia personalità, ed un continuo emergere di essi nell’ambito delle mie riflessioni personali e delle mie auto-analisi con eft.
Ad esempio, mentre lavoravo sul tema del “senso di colpa/e senso di responsabilità”, è emerso il ricordo della mia recente bocciatura all’esame pratico della patente. Confesso che, al momento della “sconfitta”, avevo avuto una reazione emotiva molto forte, con senso di soffocamento e pianto.
Durante il lavoro di gruppo, erano emersi diversi aspetti personali collegati a questo tema, aspetti che avevo già trattato in passato, durante il primo tentativo di superare l’esame pratico( è stata , in effetti, la mia seconda bocciatura) e dopo il successivo fallimento, ma dei quali, nei giorni successivi a Faenza, sono finalmente riuscita ad inquadrare i punti chiave o le “radici” in modo più mirato ed efficace.
Ecco cos’è successo mentre picchiettavo l’episodio della bocciatura usando la tecnica del racconto su me stessa: ho ripercorso l’inizio dell’esame, e trattato il mio sentimento di “sconfitta prima ancora di iniziare”, che mi sono portata dietro durante tutta la prima fase della prova, ascoltando la voce dell’esaminatrice che criticava ogni mio singolo gesto. E ho picchiettato, rivivendo la scena come al tempo presente( mi suonava meglio che al tempo passato): “Anche se mi sento come se avessi già fallito, anche se mi sento sconfitta prima ancora di iniziare, anche se so già che non ce la farò, mi amo e mi accetto…”
Al secondo giro stavo già respirando meglio ed era come se la mia vista si fosse schiarita. Ho sentito che dietro al “senso di sconfitta” si nascondeva una bestia peggiore, un profondo senso di fallimento su tutta la linea. Un’idea di non avere più alcuna possibilità di farmi una vita, come di essere senza scampo. Il solo pensiero mi ha fatto venire delle extrasistole. Ho trattato sia l’aspetto psicologico che quello fisico.
“Anche se mi sento come se non avessi più possibilità, anche se mi sento come se avessi fallito tutto, come se fosse troppo tardi, mi amo e mi accetto…” E via di seguito con tutta una serie di frasi su questo genere: “come se non avessi scampo/fossi finita/ ma che lo faccio a fare? / non ho più ragioni- nessun motivo per riuscire/ per me non c’è più posto sulla terra…”
Il cuore , a questo punto, mi era saltato in gola, e mi sentivo come dopo aver “fallito” l’esame, senza neanche aver provato a chiedere una seconda possibilità all’esaminatrice.
“Anche se il mio cuore sta gridando, anche se non ho chiesto una seconda possibilità, anche se mi sento senza possibilità, anche se mi sembra tutto finito…”e poi sui punti: “”E’ troppo tardi, ho sbagliato tutto; ho sbagliato tutto ed è troppo tardi…”
Ovviamente, i temi “sconfitta/è troppo tardi/ non c’è più posto per me” nascevano da altre situazioni, e nei giorni successivi a questa prima scoperta, sono emerse nei loro vari aspetti.
Tuttavia, sul momento, dopo aver trattato il problema “nessuno scampo”, ne è spuntato fuori un altro, sempre legato al tema “automobile”, e collegato all’idea della responsabilità. Ci ho lavorato sopra, stavolta affrontando la cosa in modo più generico/generale: “Anche se la macchina significa responsabilità/decidere dove andare e andarci/stare attenta ed assumermi la responsabilità sulla mia vita, e io non sono molto sicura di volerlo fare, mi amo e mi accetto…”
E poi, collegato a questo: “Anche se ho paura della possibilità di diventare migliore, di diventare una persona diversa, mi amo e mi accetto…” , e sui punti: “Ma chi sarei, se fossi forte, indipendente, libera e felice? Ho paura di vivere…”
Finita qui? Neanche per idea! Sono subito seguiti il tema della paura (“Anche se sono piena di paura nei confronti della possibilità di cambiare, mi amo e mi accetto…e sono aperta alla possibilità di provare qualcosa di nuovo: magari potrebbe anche piacermi, che ne so, farmi degli amici, andare dove voglio, essere felice…queste ultime cose dette con ironia)
Passati neanche due giorni, ero già pronta ad affrontare un nuovo tema, anche piuttosto duro da digerire per me, quello delle relazioni personali ed il modo in cui, nella mia famiglia, siano sempre state caratterizzate da “rapporti di soldi” e da un gioco di “potere”, dove la semplice amicizia e il rischio che comporta una relazione di fiducia non erano neanche presi in considerazione( e me ne sono uscita con cose tipo “Anche se non mi fido di relazioni in cui non posso mantenere il controllo/potere”, “anche se i miei unici amici sono coloro sui quali posso esercitare il controllo…”, “Anche se con quelli che mi piacciono/con cui creo intimità faccio sempre in modo di porre una larga distanza/ un rapporto di soldi o formale”, etc…)
Tempo pochi istanti, e avevo già individuato alcuni ricordi “radice” del mio problema di relazione col prossimo, e individuato le dinamiche che avevano fatto scaturire in me questo modo inconscio di rapportarmi con gli altri. Erano tutte cose risalenti all’infanzia, sulle quali lavoravo da tempo, ma che ancora non ero riuscita ad inquadrare nel modo giusto.
Ora, questo lungo elenco di temi/ ricordi e comportamenti trattati è solo una parte di quanto emerso dopo la serata di Faenza, e ho pensato di farne partecipi i lettori del sito al fine di invitarli a partecipare/ od organizzare( anche a casa) dei gruppi di lavoro. Ho potuto constatare personalmente che grazie al confronto con gli altri, l’auto-analisi può portare a grandi risultati, se si è poi disposti a lavorarci sopra con cura.

Lisa Dallari

 

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