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DIAFRAMMA BLOCCATO E PAURA DI GUIDARE

Esperienza di lavoro integrato tra EFT-I e Tecnica Bowen

PREMESSA

L’idea di sperimentare l’utilizzo della Tecnica Bowen e di EFT Integrata in questo percorso di
lavoro è nata dalla considerazione che questi due strumenti hanno il comune presupposto di
facilitare l’autoregolazione dei sistemi biologici del corpo, cioè il ripristino e il riequilibrio delle
funzioni fisiologiche involontarie che si alterano quando l’organismo è esposto a situazioni che
sono “troppo” intense. Quelle stesse situazioni che la persona può sperimentare in un sintomo
fisico, mentale o emotivo, portando ad uno scompenso, una reazione esagerata nel sistema
energetico del corpo. Questo scompenso può assomigliare ad un cortocircuito elettrico, una
modalità di reazione che in un dato momento è stata funzionale, è stata memorizzata e viene
riattivata automaticamente in situazioni simili. Pur non essendo sbagliata questa reazione necessita
quindi di un aggiornamento e la base delle Tecniche di Libertà Emotiva così come del Bowen, è
agire sul sistema che distribuisce l’energia del corpo, ristabilendo l’equilibrio là dove è mancante.
(A. Fredi – Manuale di EFT – L’Arte Della Trasformazione, 2018 )
Sono due tecniche che utilizzano il circuito dei Meridiani per informare i diversi sistemi del corpo
sfruttando la minor resistenza elettrica dei punti toccati. Mentre in EFT i punti vengono picchiettati
o massaggiati, nel Bowen è la leggera pressione seguita da una rotazione sulla cute ad ottimizzare
un impulso di corrente elettrica di bassa intensità. Il comune obiettivo è di facilitare una
significativa riorganizzazione dell’organismo con conseguente calo della tensione e del ciclo di
disturbo.
Altro aspetto rilevante è la capacità che queste tecniche hanno di indurre una risposta vagotonica
del sistema nervoso autonomo, più precisamente di stimolare l’attivazione del ramo ventrale del
nervo vago (X nervo cranico) che insieme all’attività dei nervi cranici V, VII, IX e XI, secondo la
Teoria Polivagale di Porges, permette di regolare o attivare uno stato di benessere della persona che
si esprime in un suo pieno coinvolgimento sociale e in una visione più ampia. nella connessione con
la sua essenza più profonda.

IL CASO

Anna ha 43 anni, non è sposata e non ha figli, è una disegnatrice di abiti.
Mi dice di sentire costantemente il diaframma “bloccato”, percependo la chiusura della bocca dello
stomaco associata alla sensazione di mancanza d’aria. Chiedendo come va la sua digestione mi dice
che ha l’abitudine di mangiare velocemente e che spesso soffre di bruciore di stomaco. La sua bocca
è piuttosto trattenuta nel parlare e la dentatura non è in ordine, mi riferisce che spesso si deve
sottoporre a cure dentistiche. Il livello di tensione generale e di agitazione è piuttosto alto, anche il
sonno è disturbato.
Rispetto al blocco del diaframma le chiedo quando si presenta e se nella sua vita riconosce di essere
bloccata in qualche contesto. Mi racconta che da qualche mese ha paura di guidare la macchina di
sera e di non riuscire, anche se è giorno, ad andare in auto fuori dal suo comune di residenza.
Questa sensazione di panico alla guida le sta creando diversi problemi di lavoro e il fatto di non
spostarsi per seguire i suoi progetti le ha fatto fare alcune importanti rinunce.
Le chiedo quando è stata la prima volta che ha avuto un attacco di panico in auto e lei mi riferisce
che circa tre mesi fa si è recata per un viaggio di un’ora a Livorno con una sua amica, la quale ha
deciso poi rimanere in città lasciandola da sola nel viaggio di ritorno. A metà strada si è dovuta
fermare presa dalla paura di perdersi e di non riuscire a tornare, con un sensazione di mancanza
d’aria e di chiusura della gola e dello stomaco.
Al primo incontro raccolgo quindi questi elementi : sensazione di chiusura del diaframma e respiro
bloccato – tensione alla mandibola – generale stato di ansia – paura di guidare – paura di perdersi –
ed una situazione “detonatore” il viaggio di ritorno senza la sua amica.

1° SEDUTA 14/11/2022

La prima seduta è con la Tecnica Bowen con l’obiettivo di ridurre la tensione nella zona della
focalizzazione ed abbassare il livello tensivo generale. Ad una prima valutazione mi rendo conto
che il suo respiro è molto alto, zona sternale, e coinvolge i muscoli del collo. Effettuo un test di
valutazione del funzionamento del Nervo Vago che ne conferma la disfunzione, coerente ad uno
stato di allerta particolarmente alto. In una scala 0/10 il livello d’intensità del disagio alla bocca
dello stomaco è alto, 9.
Nella pratica una seduta di Tecnica Bowen si esegue su un lettino e/o in posizione seduta ed ha
come caratteristica la precisione e la delicatezza del tocco in accordo con la resistenza del tessuto
connettivo sul quale viene eseguito. Si svolge con procedure di movimenti delle dita di tipo
rotatorio su punti specifici del corpo in corrispondenza di fasce muscolari, legamenti e dotti
linfatici, a seconda della disfunzione di un sistema o del sintomo fisico che è necessario
riequilibrare o risolvere. Tra le diverse procedure di movimento si utilizzano delle pause che hanno
il duplice scopo di permettere al corpo di integrare le informazioni di rilasciamento e di
autoregolazione ricevute e di consentire alla persona di aumentare il livello di attenzione all’ascolto
del proprio corpo.
Eseguiamo il lavoro con le procedure base e due più specifiche, procedure rene e respiratorie
inferiori. Al termine della seduta constatiamo una maggiore libertà di apertura nella zona del
diaframma, la tensione è scesa a 5 ed è associata ad un generale senso di rilassamento. C’è anche la
maggiore consapevolezza di tendere le mandibole e i trapezi quando cerca di aprire il respiro, di
“lasciarsi andare.”

2° SEDUTA 21/11/2022

A distanza di una settimana mi dice che ha alternato momenti di libertà ad altri di blocco, di peso
sullo stomaco.
Nella seduta di oggi introduco il lavoro con EFT. Partiamo sempre dalla focalizzazione fisica del
diaframma e le spiego che alzeremo il livello di attenzione alla zona durante la sequenza dei
picchiettamenti, cercando di fare una sorta di “aggiornamento di sistema” rispetto al sintomo per
vederlo da un’altra prospettiva, più ampia e costruttiva.
Dopo aver dato un valore 7 alla sensazione di “blocco del diaframma” utilizziamo SET (Simple
Energy Techniques – Lake e Wells 2003), che a differenza di EFT non prevede l’uso di frasi
precostituite, con l’obiettivo di entrare in contatto con la zona scegliendo in questo caso la strategia
della descrizione delle caratteristiche della forma, del colore, della temperatura percepita. Questa
dinamica fa si che il sistema nervoso centrale stimoli l’attivazione dell’emisfero destro creando
effettivamente una diversa modalità di osservazione e percezione del problema, andando oltre le
comuni restrizioni mentali. Ad occhi chiusi la mente come un timone, dirigerà l’attenzione e il
pensiero su – “il mio diaframma bloccato” (termine per lei familiare per connettersi alla zona)
mentre picchiettiamo il punto Karate.
Poi si procede con gli altri punti dando il tempo di soffermarsi su ciascuno di essi e le descrizioni
durante la sequenza porteranno a definire il blocco come una lastra di metallo rossa, fredda. Dopo
diversi giri Anna si rende conto che la respirazione è cambiata, gradualmente la lastra rossa ha
lasciato il posto ad un materiale più malleabile, non freddo, ma pur sempre presente, il livello di
intensità di questa presenza dal colore più tenue è 3. Tra un giro e l’altro le chiedo di mantenere il
contatto con il corpo picchiettando indifferentemente uno dei punti, comodi per poter interagire
verbalmente. Questo permette durante la descrizione di cosa ha notato e di cosa è emerso, di
facilitare un’ulteriore elaborazione che può ridurre i tempi per ottenere il nostro obiettivo.
Mi rendo conto che è molto descrittiva durante i giri, cosa molto utile nel lavoro con SET,
manifestando alcune tra le reazioni del corpo tipiche del lavoro con le Tecniche di Libertà Emotiva :
sbadigli – occhi umidi – sospiri.
A questo punto lavoriamo con la Tecnica Bowen sul lettino, raccomandandole di mantenere
l’attenzione al respiro tra le costole basse. Le procedure Bowen di questa seduta sono quelle base
più le procedure respiratorie, procedura nervo vago e procedura testa.
Alla fine della seduta percepisce più libertà nella zona del diaframma, l’intensità è scesa ad 1 o 2.
In questa seduta abbiamo quindi aumentato il livello di consapevolezza nella zona della
focalizzazione e allentato sostanzialmente la presenza di tensione meccanica “blocco” del
diaframma.

3° SEDUTA 28/11/2022

Riferisce di essersi sentita più leggera nella zona del diaframma, lo ha notato perché il respiro è
rimasto più libero pur non osando ancora rischiare di guidare al buio. Solo a pensarci il respiro
diventa più corto. Essendo un periodo invernale mi ha chiesto infatti di prendere un appuntamento
quando ancora c’è luce. La zona del diaframma è quindi apparentemente più libera ma rimane una
sensazione fisica di paura al pensiero di perdersi in macchina e di fermarsi per strada influenzando
la libertà del respiro e la conseguente reazione di chiusura dello stomaco.
Nella seduta di oggi partendo sempre da SET lavoreremo su cosa accade dentro di sé ponendo la
domanda : “Se nella zona del diaframma bloccato ci fosse un conflitto o un’ emozione interiore
quale potrebbe essere?”
Mi dice la paura di bloccarmi, di non saper dove andare. Facciamo un giro su questa tematica –
chiedo cosa emerge e cosa succede sul diaframma. Si riacutizza la sensazione di presenza di peso
sullo stomaco e ripensa alla situazione di panico in macchina. Le utilizziamo nei giri successivi , ed
emerge l’immagine di bloccarsi per strada come faceva suo padre in auto – “sono come lui” – mi
dice. Mi descrive una situazione nella quale lei adolescente, nel sedile posteriore dell’auto, assisteva
attonita, isolandosi con le cuffie del walk men, al padre che si perdeva in auto nel panico e la madre
che si lamentava con rabbia verso di lui. Utilizzo le Meta-domande per indagare su cosa la colpisce
di più di questa scena : qualcosa che vedi, che senti, che percepisci. Come ti senti a livello fisico
rimanendo in contatto con la scena? E a livello emotivo, cosa ti muove? Ed infine a livello mentale,
cosa pensi?
Queste domande ci permettono di avere una visione di insieme della scena sulla quale lavoriamo e
possono anche essere formulate durante la sequenza nei momenti immediatamente successivi al
lavoro del corpo e nelle pause tra un giro e l’altro.
Iniziamo alcuni giri di EFT mettendo quindi in rilievo gli aspetti più rilevanti di questa situazione :
– il volume della voce della madre che urla a suo padre “sei un incapace”.
– i senso di abbandono, di rimanere bloccata senza poter fare nulla.
– la sensazione fisica di dover trattenere il respiro.
Utilizziamo la frase di EFT classica:
Punto Karate “anche se ho vissuto in questa situazione la paura di essere bloccata e abbandonata
dai miei genitori nel sedile posteriore dell’auto mi amo e mi accetto profondamente e
completamente”.
– Sopra la testa : loro litigavano e io non potevo fare nulla
– Sopracciglio : l’umiliazione di non saper dove andare
– Lato dell’occhio : potevo solo stare zitta e aspettare
– Sotto l’occhio : la voce di mia madre che urla
– Sotto il naso : e io mi isolo
– Sotto il labbro : bloccata dalla paura nel sedile posteriore senza respirare
– Clavicole : ora posso liberare l’energia contenuta in quella paura
– Sotto il braccio : posso liberare il mio diaframma da quella paura
– Sotto il pettorale : respiro e permetto a quell’energia di fluire attraverso il mio diaframma.
Durante il giro ho notato che ha cominciato a sbadigliare già dopo i primi punti. Procediamo
focalizzandoci sulla paura dell’abbandono, su quante altre volte ha vissuto la sensazione di non
ricevere attenzione dai suoi genitori, di non ricevere una guida sicura dal padre.
Su questa frase effettuiamo questo giro : “anche se mio padre non mi ha guidata con sicurezza la
verità è che ora sono io tenere il volante in mano”.
Utilizziamo EFT generativa con le frasi : – è bello sapere che posso guidare io – trasmetto questa
consapevolezza a tutte le mie cellule – io posso scegliere in quale direzione muovermi.
Al termine dei giri Anna si sente senza peso sullo stomaco, c’è un po di bruciore, acidità , ha
sentito il legame tra la tensione alle mandibole e lo stomaco. Ha il viso estremamente rilassato.
Emerge la frase di sua madre che dice : “mai partire quando non si sa dove andare”, un Fanalino di
Coda. Quando formuliamo un pensiero che stride con le nostre personali convinzioni e con il
vissuto delle nostre esperienze, di frequente sentiamo una voce interiore che esprime un suo
commento – Il Fanalino di coda. In questo caso è una frase che risuona molto con il suo modo di
non esporsi e piuttosto di rinunciare quando non sa come muoversi, soprattutto a livello
professionale. La teniamo in considerazione per un incontro successivo.
Alla fine della seduta ci rendiamo conto che fuori è buio, piove…
Bene, tornerà a casa sorprendentemente rilassata.

4° SEDUTA 05/12/2022

Ha ripreso a guidare di sera senza problemi – ha sognato molto – ora deve aumentare il raggio di
movimento e si pone come obiettivo di farlo in settimana perché ha proprio da fare la revisione
dell’auto fuori dal suo comune. Il viso è molto più rilassato. E’ però aumentato il senso di acidità di
stomaco e la pancia è un po’ gonfia.
Lavoriamo sul lettino con la Tecnica Bowen, l’obiettivo è rilassare la pancia con una procedura che
lavora sul colon.
Alla fine della seduta le chiedo di rimanere focalizzata sulla zona pancia prestando attenzione a
cosa emerge – sensazioni – pensieri – immagini, mentre sono io che eseguo la sequenza su di lei. Il
punto Karate in questo caso è proprio su Intestino Tenue coerente alla focalizzazione sulla quale
abbiamo lavorato.
Verso la fine della sequenza mi dice che è arrivata alla mente l’immagine di quando, in spiaggia
intorno ai 5 anni, i suoi l’avevano lasciata indietro e lei ha perduto la sua bambola. Si era messa a
piangere e i genitori l’avevano sgridata. E’ un ricordo lontano, legato all’abbandono, che la tocca
molto. Effettuiamo un secondo giro durante il quale Anna effettua una sorta di “re-incorniciamento”
di questa storia, “quella bambola perduta sarà stata trovata da una bambina che ne aveva bisogno
più di me”. Gli occhi sono umidi, la lascio riposare qualche minuto.
La sensazione è che sia scesa di un gradino più in profondità dopo la seduta precedente legata al
ricordo in macchina da adolescente con i suoi genitori.
Alla fine della seduta è sorpresa di aver creato questa storia, è rilassata senza pesi sullo stomaco.
Sono sorpreso anch’io dal fatto che lei da sola ha fatto quello che noi nel lavoro con EFT siamo
chiamati a facilitare, definire altre possibilità, dare una cornice diversa a determinati vissuti
rivestendoli con abiti nuovi, più funzionali a ciò che siamo nel presente.

5° SEDUTA 12/12/2022

I progressi con l’auto sono evidenti, ha aumentato il raggio degli spostamenti e si muove sulla base
delle sue necessità e non più della paura di guidare. Il senso di peso e di chiusura del diaframma
così come il bruciore di stomaco non si sono ripresentati, anche se è più sensibile la zona
dell’intestino in termini di tensione e gonfiore. Mi dice comunque che questo sintomo le permette di
prendersi più cura del cibo, di cosa e del modo in cui si nutre.
Mi dice che ora il prossimo obiettivo è riprendere in considerazione un progetto di lavoro che
prevede di andare a Roma. Progetto al quale ha rinunciato dapprima per la paura di guidare, ma che
si associa al sentirsi piuttosto insicura nell’esporsi a livello lavorativo perché le sembra sempre di
non essere mai sufficientemente pronta. Le propongo di ritornare sulla frase di sua madre : “mai
partire quando non si sa dove andare”. L’aspetto che la colpisce di più è il tono rabbioso della voce
e il fatto di sentirsi messa in disparte senza poter intervenire.
Utilizziamo EFT aprendoci alla possibilità del cambiamento : “Anche se ho sentito più volte
ripetere con rabbia da mia madre che non bisogna mai partire quando non si sa dove andare, ed ho
imparato a non sentirmi mai pronta, mi apro alla possibilità di cambiare questa convinzione o
quantomeno di lasciare ogni attaccamento all’energia che ha prodotto in me”.
Durante la sequenza diamo spazio al tono della voce della madre e alla rabbia verso suo padre – al
fatto che in effetti può essere utile mettersi in macchina sapendo dove andare – che ora è lei alla
guida di un’auto come di un progetto e può decidere quando e come sentirsi pronta a partire.
Nei giri emerge ancora la tematica dell’attenzione alla quale non è mai stata abituata, il non
meritarla e le scuse che oggi si crea per non pubblicizzare le sue creazioni di lavoro. Quello che
notiamo e che cambiano le reazioni fisiche, non più focalizzate sul diaframma ma al trattenere le
mandibole.
Utilizziamo la frase : “Anche se trattengo ancora un po’ di rabbia nel viso per non aver ricevuto
attenzione dai miei genitori ora so che posso dare più attenzione agli abiti che sto creando”.
Nella sequenza lavoriamo sul trasformare questa rabbia trattenuta in energia utile a portare fuori ciò
a cui tiene di più in questo momento. Completiamo qui il nostro percorso di sedute programmando
un incontro dopo 20 giorni per valutare insieme la situazione fisica e magari per aggiornarmi sugli
sviluppi del suo progetto di lavoro.

CONCLUSIONI

Siamo partiti da un diaframma bloccato, dal panico in auto toccando le tematiche del senso di
abbandono, della mancanza di attenzione fino ad arrivare alla consapevolezza di essere lei alla
guida del suo progetto di lavoro. Quando l’ho rivista mi ha confermato che in macchina non ha più
avuto problemi e mi ha fatto vedere il nuovo logo che ha creato con il suo nome in evidenza.
Partendo dal sintomo fisico questa esperienza mi ha fatto capire come EFT sia uno strumento
rispettoso del momento che vive la persona, andando in profondità senza avere mai l’impressione di
entrare a gamba tesa dentro il suo vissuto. Un lavoro a “strati” che permette di non rimanere
ancorati al problema ma aiuta a dirigere l’attenzione allo spazio delle possibilità e delle proprie
risorse personali.
L’integrazione con la Tecnica Bowen.
Facendo un lavoro che implica prevalentemente la partenza da un sintomo fisico ed utilizzando il
Bowen mi è venuta spontanea l’idea di integrare nella stessa seduta EFT, nella modalità SET, per
alzare il livello di attenzione sulla focalizzazione. In effetti questo ha facilitato il lavoro sul sintomo.
Nell’esperienza pratica ho trovato più appropriato dedicare la seduta ad uno strumento per potergli
dare uno spazio più adeguato, soprattutto con EFT, per consentire al lavoro sui vari “strati” del
problema di essere più incisivo e profondo.
Usando una metafora musicale ho avuto l’impressione che il Bowen preparasse lo strumento e EFT
lo facesse suonare. Il corpo “riaccordato” è pronto a riscrivere il suo spartito attraverso un modo
nuovo di raccontare la sua storia.

Paolo Arnetoli
Fisioterapista
Master in Tecnica Bowen
facebook.com/paolo.arnetoli
riequilibriofunzionaledelcorpo
paolo.arnetoli@gmail.com
349 7656015

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