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Concentrazione sullo studio

Difficoltà di concentrazione

 

Ho trattato G. per la sua difficoltà a concentrasi quando deve studiare; riferisce che non riesce a seguire un filo continuo nella lettura di un testo. Inoltre legge saltando i capitoli facendo continue pause, ritenute da lei stessa dispersive, per fare piccole cose assolutamente rimandabili ad un altro momento o per mangiucchiare.  Considerata la sua necessità di studiare, per sostenere un esame, ha deciso di farsi trattare con EFT, dopo che ci siamo confrontate sul metodo.
Abbiamo lavorato su tre episodi ritenuti da lei importanti.

 

I episodio

 

Abbiamo lavorato su un’esperienza vissuta all’età d sei anni, utilizzando la tecnica del film: G. ha raccontato di un episodio accaduto quando frequentava la prima elementare e stava imparando a leggere insieme al padre; in particolare ricorda l’episodio relativo ad un pomeriggio in cui aveva imparato si era esercitata a leggere con l’aiuto del padre, mentre la madre, evidentemente orgogliosa di lei, girava intorno a loro due mostrando una grande attenzione a ciò che stavano facendo. Dopo la lettura si erano preparati per raggiungere la nonna e andare a cena da lei e come di solito fanno i genitori, le avevano raccontato delle abilità nella lettura di G.  La nonna, per essere partecipe della sua esperienza, le aveva detto “ bene , vediamo se sai leggere qui ?!” proponendole un di leggere le vignette di un romanzo a fumetti scritto con caratteri talmente piccoli che a lei erano risultati incomprensibili. G. pur essendo entusiasta della sua proposta non era riuscita nell’intento e non riusciva a spiegarsi dentro di se come mai a casa con il papà aveva saputo leggere e ora non ne era più capace. G. in quel momento si era sentita imbranata !!!! intensità dell’emozione 5

Ha dato titolo al film: “ a sei anni ero imbranata” e abbiamo cominciato a picchettare su tutta la situazione che aveva vissuto così che sono emersi altri particolari più precisi.
Abbiamo lavorato al presente, come se avesse sei anni, ha ricostruito gradualmente tutta la situazione compresi i suoi vissuti di quel momento.

Proseguendo nel picchettamento è emerso un pensiero che G. aveva fatto nei confronti della nonna,  che pure amava, quando la sua richiesta le aveva generato frustrazione “ ma mia nonna è una stronza, però decido di stare al gioco”;  anche se sentiva dentro di  sé la frustrazione, emergeva contemporaneamente, un senso di sfida e di consapevolezza “ ora ti frego e vedrai quando sarò grande… ora non so leggere ma quando imparerò vedrai come ti sistemo!!!” e intanto l’ intensità era scesa a 4 ma a quel punto, continuando a picchettare sulla situazione è subentrato il senso di colpa vissuto per i sentimenti di rivalsa  da lei nutriti nei confronti della nonna e perciò l’intensità è nuovamente salita a 7.
Abbiamo lavorato sul senso di colpa e dopo un po’ di giri è subentrata una fase di rabbia che gradualmente ha lasciato posto all’ affetto e alla tenerezza nei confronti della nonna oltre alla consapevolezza che nel suo gesto non vi era nessuna volontà di danneggiare G.
 Semplicemente la nonna non aveva compreso che avrebbe potuto metterla in difficoltà. Perciò abbiamo lavorato sul perdono e sul lasciare andare questa emozione perché orami non serviva più.
Alla fine G. rielabora il ricordo, “elude la richiesta della nonna mettendosi sulle sue ginocchia, facendole le linguacce e facendosi coccolare, poi le dice – nonna andiamo a mangiare !!!! “ E dentro di sé pensa “ tra un po’ vedrai ti leggo tutte le storie che vuoi”.
Conclude pensando che non si sente più in balia della nonna e che non si sente più in difficoltà; non c’è più il senso di colpa per i pensieri fatti contro di lei; ha ristabilito il profondo affetto che da sempre l’ha unita a lei visualizzando il numero a ZERO tagliato .

 

II episodio

 

Sempre collegato al senso di incapacità di leggere G. ricorda che da piccola andava spesso a studiare dalla nonna ma la sua mente era sempre rivolta ai compagni che giocavano in cortile oltre a tutte le cose molto più interessanti dello studiare che avrebbe potuto fare .
Così aveva escogitato il suo piano. Aveva provato a leggere ad alta voce, mentre la nonna lavorava a maglia, teoricamente ascoltandola per aiutarla, saltando parti intere della pagina. Osservando che la nonna non si accorgeva del suo giochetto, lei si era presa la sua piccola vittoria, felice di poter dedicare più tempo al gioco.
G. riferisce di aver sviluppato un’insofferenza verso lo studio e la lettura per fini didattici ma, pur avendo nella vita conseguito corsi di laurea e specializzazioni, non si mai liberata da questo vissuto.

Intensità dell’emozione 7.

 

Lavorando sull’emozione vissuta e sull’insofferenze di dover stare a casa a studiare, ma anche al senso di noia vissuta nell’andare a scuola, ha ricordato che il giorno più bello della settimana scolastica era il sabato, in quanto la maestra leggeva la storia di Pinocchio.
Gradualmente si è lavorato sul ricordo e sulla sua identificazione con il personaggio di Pinocchio in cui si sentiva un asino esattamente come lui. Svogliata e senza voglia di impegnarsi come lui, se non nel gioco.
Andando avanti invece la figura di Pinocchio è stata rivalutata in quanto ha rappresentato colui che non ha accettato passivamente le regole ma è arrivato alla loro osservanza attraverso un lungo processo di ricerca personale che alla fine lo ha condotto a divenire un essere umano e perciò un uomo.
Assolto Pinocchio da bambino fannullone e testa di legno, quale anche lei si sentiva, G. ha rivisto se stessa in una nuova veste e cioè come colei che da sempre ( e questo coincide perfettamente con la sua storia ) ha cercato di trovare la propria vera dimensione umana anche rompendo con gli schemi precostituiti.
Anche in questo caso, alla fine del trattamento, ha visualizzato uno zero tagliato.

 

III episodio

 

Anche l’ultimo episodio trattato è connesso alla fiducia in se stessa ed è collegato ad una conversazione, avvenuta all’età di nove anni, con un cugino più grande di lei che le aveva fatto una serie di domande sulle sue abilità sportive contrapponendosi con le proprie.
G. non aveva praticato nessuna delle attività quali ping pong, tennis ecc. ,invece decantate dal cugino e in quel momento aveva pensato di se “ Oddio non so cosa fare nella vita, lui ha tutto così chiaro, mentre io non saprò fare proprio nulla”.

Intensità dell’emozione 7/8

Abbiamo lavorato sul racconto per giungere al ricordo, della sua rabbia nei confronti del cugino che, oltre ad averla messa in difficoltà,  aveva causato il rimprovero a G. da parte del padre, il quale aveva assistito alla scena, senza intervenire ma, l’aveva ripresa in seguito per non essere stata capace di difendersi.

Abbiamo lavorato su questi aspetti e alla fine il sentimento collegato alla sensazione di sbagliare tutto è stato sostituito dalla consapevolezza che a nove anni è naturale non avere chiare le idee sul futuro;
ha elaborato la sua rabbia nei confronti del cugino perché a causa sua si era attirato anche il risentimento del padre.
Ha elaborato che il genitore avrebbe potuto intervenire per aiutare entrambi ad affrontare una situazione complessa aiutandoli a superare l’empasse. Il mancato intervento da parte del padre d’altro canto ha invece aiutato lei a reagire, nella vita, di fronte alle situazioni difficili senza farsi schiacciare.
Infine ha compreso che il cugino con la sua modalità le manifestava un disagio, per lei al tempo incomprensibile per il suo vissuto di essere riempito di  cose da fare e che forse stava cercando una via di uscita per comprendere un altro modo di fare.
Alla fine del trattamento G. ha visualizzato un doppio zero.

 

Rosaria

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