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Amore perso

Ciao Andrea,

è passato un po’ da quando mi è successo quello che ti sto raccontando.

Ricevo la telefonata di Maria (nome di fantasia, come può sembrare anche tutto il resto) , cercava uno psicologo, ma le ho spiegato che io non lo ero e cosa invece facevo.

Mi chiede un incontro, “prima lo facciamo e meglio è ” dice.

Fissiamo l’appuntamento per il pomeriggio, avevo giusto uno spazio che avevo lasciato perché dovevo fare delle compere.

Mezz’ora prima era già arrivata e fremeva. Di fronte avevo una donna mingherlina, di mezza età.

Ci siamo seduti uno di fronte all’altra e le ho spiegato con poche frasi come funzionava EFT.

E poi ha iniziato dicendomi che lei prima non era così, che faceva l’assistente sociale da 30 anni ed ha iniziato a snocciolare tutte le sue disgrazie, tutto ciò che le era successo, tutto il dolore che era dentro di lei, a ripetermi che  prima non era così.

Ho intuito qualcosa ma lei si era già affrettata a raccontarmi di questo uomo che aveva conosciuto in vacanza, dei soldi che aveva perso, della dignità che aveva smarrito.

Lei che “sono sempre stata corretta e giusta verso tutto e tutti” mi disse.

Quando mi sono accorto che sarebbe andata per le lunghe, le ho chiesto di picchiettarsi (SET) mentre parlava.

Le facevo da specchio così poteva concentrarsi solo su quello che voleva dirmi.

Mi seguiva senza fare domande, in fin dei conti ne aveva talmente tante da raccontarmi che anche chiedere sembrava eccessivo!

Inizialmente era stanca (dormiva poco), aveva difficoltà a reggersi in piedi ( non mangiava da tre giorni), depressa e avvilita (le persone vicine si erano tutte allontanate. Dopo 40 interminabili minuti di racconto e picchiettamento, si era calmata, rilassata e mi ha espresso il desiderio di mangiarsi qualcosa. Parlava con più calma quasi si fosse ritrovata.

Dopo un’ora mi accorgevo che molte cose erano cambiate.

Anche lei, chiedendomi di fissare un altro appuntamento e dicendomi che era senza portafoglio e che mi avrebbe portato i soldi al prossimo appuntamento, per la prima volta sorrideva.

 

Non so perché ma la ho chiamata sei giorni dopo, quasi per ricordarle l’appuntamento del giorno successivo. Mi disse che non sarebbe venuta, che stava cercando uno psicologo, a lei disse serviva qualcosa di più pesante.

Il tono della voce, ed era l’unica cosa su cui focalizzarmi, era disteso, deciso e sicuro.

Ho sorriso, la ho salutata e dopo mesi non la ho più risentita.

Ci tenevo a scriverti questa mia esperienza, spero possa essere utile a qualcuno.

Ciao Franco

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