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Trovare il proprio posto

Trovare il proprio posto

 

Ciao Andrea,

t’invio una mia recente esperienza con una cliente che chiamerò Silvia.
Silvia, una donna di circa 50 anni è venuta da me perché era stufa di alzarsi tutte le mattine con un pensiero fisso “ anche questa mattina mi sono svegliata, ma cosa ci sto a fare qui” Questo era il suo personale buongiorno, praticamente da sempre.
Cominciamo a parlare e le chiedo di picchiettare gli agopunti mentre mi racconta la sua esperienza. Dopo più di un’ora ero riuscita a cogliere degli aspetti, ma non erano sufficienti.
Silvia si portava dietro questa tristezza fin da piccola e, secondo i suoi ricordi, non rammentava di essersi mai alzata con la gioia o per lo meno, la serenità per la prospettiva di una nuova giornata. Qualsiasi cosa facesse, in qualsiasi occasione, anche bella, ritornava quel pensiero.
Durante la sessione emergono degli aspetti sui quali andiamo a fare dei giri di EFT ma sento che stiamo solo girandoci  intorno perché c’è una forte resistenza.  Ritorniamo al periodo scolastico, a delle brutte esperienze dell’asilo, che, grazie anche a Logosintesi riesco ad allontanare, ma non riusciamo a raggiungere il motivo che ha scatenato tutto ciò.
Rivedo Silvia alcune volte e in ognuna di queste riusciamo a ripulire il suo spazio grazie anche alla tecnica del “cassetto” e del ripetuto SET che le raccomando di fare il più spesso possibile pensando al problema.
Un pomeriggio mi dice che il pensiero con il quale si sveglia e va a dormire sente che non le appartiene. Continuiamo a fare dei giri di EFT e a un certo momento le viene in mente una frase e resta perplessa “ Cosa ci sto facendo qui, me ne voglio andare”.  A questo punto sono in dubbio se utilizzare logosintesi o continuare con EFT e scelgo la seconda soluzione. Le dico di focalizzarsi sulla frase e di toccarsi gli agopunti con una leggera pressione senza picchiettarsi. Continuiamo in silenzio così per un po’.  Dopo una decina di minuti mi guarda e dice “ la Mia mamma ha detto questa frase mentre mi concepiva”.
Lascio che continui a fare una leggera pressione sugli agopunti per eliminare l’emozione provata e le faccio fare un bel respiro.
La mattina dopo ricevo una telefonata di Silvia che mi dice che per la prima volta in vita sua si era svegliata col sorriso e con la contentezza di esserci ed esistere.
Sono trascorsi quasi due mesi dall’ultima volta che è venuta da me e quel pensiero non è più ritornato.

Susanna

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