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Paura degli scorpioni

Una paura degli scorpioni “picchiettata a metri”


Marco, un utente della Comunità per tossicodipendenti in cui lavoro, aveva una fobia agli scorpioni  ed era per questo fatto oggetto di “scherzi” da parte di alcuni utenti, che in un colloquio aveva
definito suoi “torturatori”. Ultimamente la cosa stava rischiando di degenerare perché Marco era così spaventato al solo fatto che qualcuno gli dicesse che c’era uno scorpione vicino a lui che era ormai esasperato e aveva iniziato a reagire con una certa aggressività a questi “scherzi”. Gli ho proposto di fare un trattamento con EFT e lui ha dimostrato sin da subito una certa ambivalenza a riguardo: oscillava da un forte entusiasmo, per la possibilità di potersene finalmente liberare, a un grande scetticismo, visto che ne soffriva da oltre 35 anni.  Allo stesso tempo ho chiesto agli utenti della Comunità, rivolgendomi in particolare a quelli che si divertivano a fargli scherzi sulla sua fobia, di catturare degli scorpioni e portarmeli. Così sono passati una diecina di giorni, finché dopo l’ennesimo scherzo, a cui ha reagito particolarmente male, è venuto a chiedermi se davvero potevo fare qualcosa a riguardo. Ho colto l’occasione al volo e mi sono subito fermato con lui.

Come prima cosa ho cercato di saper qualcosa di più riguardo l’origine di questa fobia, ma l’unica cosa che Marco mi diceva di ricordare era che  ne soffriva dall’età di sei-sette anni.

Quando gli chiedo di fare una valutazione del suo disagio sulla scala da 1 a 10, Marco chiude gli occhi e si blocca subito, diventa pallido, inizia a sudare e non riesce nemmeno a parlare. Con le mani all’altezza del petto mi fa segno che il cuore sta battendo all’impazzata. Gli dico di riaprire gli occhi e di descrivermi quello che vede nella stanza, per riportarlo nel “qui e ora”. Quando si calma un po’, mi spiega che appena ha evocato l’immagine di uno scorpione che avanzava verso di lui
ha iniziato a sentirsi male, poi aggiunge.: “vedi che non c’è niente da fare?”. Gli spiego di nuovo cos’è l’EFT e come funziona, quindi facciamo subito un giro di EFT su “anche se non c’è niente da fare per la mia fobia agli scorpioni…” e su “anche se mi blocco tutto e mi sento male appena penso a uno scorpione…e questo mi porta a dire che non c’è niente da fare per questa mia fobia…” (ho usato volutamente il termine penso e non vedo o immagino in quanto meno evocativo nell’esperienza di Marco).
Dopo aver picchiettato su questo Marco si è calmato.

A questo punto gli dico di pensare a uno scorpione a una distanza tale da lui che gli provoca un disagio che si sente in grado di sopportare. Marco identifica questa distanza a 18-19 metri, situandola nel prato che si vede fuori dalla finestra. Gli chiedo di nuovo di fare una valutazione da 1 a 10 dell’intensità del suo disagio. Lui chiude di nuovo gli occhi e mi risponde <<10 e anche più>> e inizia a sbiancare di nuovo. Gli dico subito di immaginare lo scorpione a una distanza maggiore,  tale che il suo disagio non lo blocchi e non gli causi gli stessi malesseri di poco prima, in modo tale che possiamo continuare a lavorarci su. Identifica questa distanza a 21 metri, e con una intensità di 9.  Iniziamo a picchiettare su “anche se provo 9 di disagio al solo immaginare uno scorpione a 21 metri di distanza che avanza verso di me…”
Dopo tre giri, compresi due 9-Gamma, in cui abbiamo anche picchiettato sui sintomi con cui il suo disagio si manifestava, l’intensità è a 1 e si porta a zero con la procedura occhi terra-cielo. A questo punto, gli richiedo a che distanza può immaginare lo scorpione senza che questo lo blocchi. Risposta: “20 metri e intensità 9”. Picchiettiamo, come prima, su questa distanza. In tre giri arriviamo a zero e procediamo così un metro alla volta sinché arriviamo a 15 metri.

A questa distanza inserisco il lavoro forma- colore- sensazione- emozione. Ossia gli chiedo: <<Se la tua fobia avesse una forma, che forma avrebbe? Se avesse un colore, che colore sarebbe? Si manifesta con qualche sensazione particolare? Se sì, che sensazione è e in quale parte del corpo la senti? >>  Marco identifica subito una forma a triangolo, “come la punta di una lancia” di  colore rosso  che gli provoca una sensazione di pesantezza pungente alla bocca dello stomaco..
Gli chiedo ancora: <<C’è una forma e un colore che potrebbero darti sensazioni ed emozioni piacevoli, di benessere, al posto di quelle spiacevoli della fobia agli scorpioni?>> (Come si può notare, la rievocazione delle emozioni l’ho suggerita solo per quelle che evocavano una situazione di benessere e non per quelle spiacevoli associate alla fobia). Marco identifica una sfera di colore blu che evoca in lui una sensazione di leggerezza nella zona dello stomaco e del petto, di rilassamento nelle spalle e nel collo e  un’emozione di coraggio e tranquillità.  Perciò picchiettiamo su: “Anche se ho questa  fobia a uno scorpione a 15 metri di distanza che avverto come  un triangolo che è come la punta di una lancia di colore rosso che mi provoca una sensazione pungente alla bocca dello stomaco…”. Dopo il primo giro, durante il quale  per la verità ero piuttosto scettico perché mi dicevo che stavamo picchiettando su troppe cose insieme (ah, le scritte sui muri che non ci fanno sperimentare nuove strade!), il disagio scende da 9 a 7.  Incoraggiato dal calo, suggerisco di fare un altro giro, durante il quale iniziamo a picchiettare anche in maniera generativa con la seconda frase in modo da sostituire le caratteristiche spiacevoli associate alla fobia con quelle piacevoli associate alla sfera di colore blu. Perciò picchiettiamo su: “Questo triangolo come la punta di una lancia di colore rosso che mi dà pesantezza pungente  alla bocca dello stomaco …io mi apro alla possibilità che si trasformi in una sfera di colore blu, leggera e rilassante…”, “…questa sfera di colore blu che percepisco sempre più chiaramente alla bocca del mio stomaco e che mi da tranquillità e coraggio”.
Al picchiettamento generativo, aggiungo anche un lavoro con il respiro: mentre si picchietta gli suggerisco di immaginare di buttare fuori aria di colore rosso e di inspirare aria di colore blu, piena di tranquillità e coraggio. Dopo due giri fatti in questo modo, Marco riesce ad immaginare uno scorpione a soli tre metri di distanza!
A questo punto ritorniamo al picchiettamento “al metro”, come all’inizio, sinchè da tre metri arriviamo a 2-1-0 e Marco riesce ad immaginare tranquillamente uno scorpione tra i suoi piedi, mentre è seduto con i piedi a una distanza di circa 15-20 cm tra loro.
Siamo alla prova del nove. Vado a prendere una scatolina di plastica trasparente in cui avevo conservato alcuni scorpioni raccolti dai suoi “torturatori”, e mi avvicino cautamente, sino a metterla al centro tra i suoi piedi. Per un paio di minuti non riesce a staccare gli occhi dagli scorpioni, ha le spalle rigide. Istintivamente, senza che io gli dica niente, inizia a picchiettarsi in silenzio sul punto karate, sinchè si rilassa, alza lo sguardo mi sorride e mi dice: <<Sai Mario, non  avrei mai pensato di arrivare a tanto!>>. Poi aggiunge: <<Però, a  dire la verità, mi fanno un po’ schifo>>. Gli rispondo che a me, invece, fanno proprio tanto schifo, anche se non ne sono mai stato terrorizzato.  Mi dice: <<Terrorizzato è proprio la parola giusta. Pensa che da quando avevo sei-sette anni io ho sempre pensato che gli scorpioni esistono solo per terrorizzarmi!>>. Gli chiedo se se la sente di prendere su il contenitore con gli scorpioni e di portarlo ai suoi “torturatori” ringraziandoli per la collaborazione nella loro cattura che ha contribuito al superamento del suo problema.
Mi risponde di sì, ma appena muove il braccio destro, si blocca, inizia a sbiancare di nuovo e sente un forte dolore al braccio destro, che si è irrigidito tutto. Gli suggerisco di picchiettarsi, ma non ci riesce. Inizio a picchiettarlo io su “Anche se sto sbiancando di nuovo e il mio braccio destro è completamente rigido e mi sento bloccato per avere osato  raccogliere la scatoletta con gli scorpioni…” “anche se ho osato troppo, dimenticando troppo facilmente il mio terrore per gli scorpioni, tanto che mi è venuto male al braccio destro, che non riesco più a muovere…” “anche se aver superato la fobia agli scorpioni mi ha tolto una delle poche certezze che avevo nella mia vita , e ora questo mi obbliga a crearmi una nuova immagine di me…” Dopo alcuni giri gli passa il dolore al braccio destro, che inizia a perdere rigidità. Perciò continua a picchiettarsi da solo e per sciogliere ulteriormente la tensione inserisco un po’ di umorismo e facciamo un giro su “anche se per oltre 35 anni ho calunniato il buon nome degli scorpioni credendo e andando a dire in giro che vivono solo per farmi del male, e fortuna che non mi hanno mai denunciato…” e infine su “anche se per tutti questi anni ho calunniato il buon nome degli scorpioni credendo e andando a dire in giro che vivono solo per farmi del male, mentre anche loro sono solo delle creature di Dio che girano per il mondo cercando di vivere al meglio la loro vita, proprio come me…”. Marco si rilassa completamente. Raccoglie la scatoletta con gli scorpioni e la porta a chi li aveva catturati, ringraziandoli.
Abbiamo picchiettato su questa fobia il giovedì. Io sono poi stato via sino al lunedì. Lunedì mattina, al mio rientro in Comunità, Marco mi viene incontro sorridendo e mi dice: <<Sai Mario, ieri mi hanno portato uno scorpione per mettermi alla prova. Sono stati bravi perché prima mi hanno chiesto il permesso. Io gli ho detto di sì, che non c’era nessun problema. L’ho preso in mano, era vivo e si muoveva>> – Il movimento dello scorpione verso di lui era uno degli aspetti che più lo terrorizzava – <<Tu cos’hai fatto?>>, gli ho chiesto. <<Cosa volevi che facessi – mi ha risposto – l’ho appoggiato per terra e gli ho detto di andare in pace… perché sai, Mario, anche gli scorpioni sono creature di Dio che vanno in giro per il mondo solo per vivere la loro vita, come tutti noi>>. Questa è la magia di EFT!
Dopo tre-quattro giorni, Marco mi ha detto che si era anche ricordato il primo episodio della sua fobia: aveva sei anni ed era in campagna dai nonni. Suo nonno, a cui era molto legato, stava per morire e perciò lo hanno mandato a giocare fuori. Mentre a malincuore giocava, a un tratto aveva visto uno scorpione nero sui suoi piedi e  si era “spaventato  a morte!”.

 

Mario L

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